Quaderno del 29 marzo 2018
DOSSIER
6. Il Comitato delle Regioni
6. Il Comitato delle Regioni
Parere sulla revisione intermedia del Fondo sociale europeo in preparazione della proposta post 2020
Lo scorso 29 novembre 2017 nel corso della 179a riunione dell'ufficio di presidenza
del Comitato europeo delle Regioni è stata assegnata alla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini la redazione del parere sulla revisione intermedia del Fondo sociale europeo, in preparazione alla proposta per il periodo successivo al 2020 (in continuità con la fase negoziale dell’attuale ciclo di programmazione, la presidente Marini è stata infatti relatrice anche del parere sul FSE post 2013). Il testo del progetto di parere è stato discusso e approvato nella Commissione COTER il 27 febbraio 2018 ed adottato definitivamente dal Comitato delle Regioni d'Europa nella seduta plenaria del 22 marzo (cfr. testo nei documenti della 128^ plenaria).
Nel parere viene evidenziato il ruolo fondamentale del FSE, che ha dimostrato, attraverso risultati concreti, di rappresentare uno strumento valido a sostegno dell’occupazione e dell’economia e che pertanto non può che rimanere parte integrante dei Fondi SIE quale componente fondamentale della Politica regionale di coesione. Per quanto riguarda l’aspetto gestionale, il FSE deve restare un fondo a gestione condivisa e quindi viene respinta decisamente ogni proposta tesa a ricondurlo ad un modello di gestione diretta da parte della Commissione europea, come pure ogni ipotesi di centralizzazione sotto l’esclusiva responsabilità delle amministrazioni centrali degli Stati membri. Le ipotesi di integrazione nel Fse di altri fondi che intervengono nel campo del sociale e delle politiche del lavoro (Fse + o Fondo ombrello) possono pertanto essere considerate solo per conseguire evidenti sinergie e a patto che tali fondi seguano anch’essi il modello di gestione condivisa. Nel parere si auspica una maggior visibilità del Fse nell’ambito del QFP, ed in generale, una maggiore trasparenza della struttura del QFP così da permettere ai cittadini europei di leggere meglio le priorità dell’Unione europea. Inoltre si ribadisce che il perseguimento degli obiettivi dello sviluppo economico come pure della inclusione sociale richiedono un approccio organico ed integrato che può essere meglio realizzato tramite l’attuazione di programmi ai quali concorrano più fondi, respingendo pertanto ogni tentativo di introdurre l’obbligo di programmi monofondo nell’ambito della Politica di coesione.
Parere sui costi e sui rischi della non-coesione: il valore strategico della politica di coesione per perseguire gli obiettivi del Trattato e far fronte alle nuove sfide per le regioni europee
Sempre nel corso della plenaria del 22 marzo è stato discusso e adottato il progetto di parere sui costi della "non coesione". Nel testo il relatore Mieczysław STRUK (PL/PPE) evidenzia che tali “costi” sarebbero pesanti, perché la politica di coesione non è solo un presupposto fondamentale della crescita economica (in grado di promuovere l'innovazione e di attenuare gli shock economici asimmetrici), ma anche una solida base per il benessere della società, essendo l'espressione più tangibile della solidarietà europea, in quanto offre pari opportunità e una migliore qualità di vita alla popolazione di tutte le regioni della UE.
Il Comitato delle Regioni, ad ogni modo lavora da molto tempo in prospettiva post 2020 e per il mantenimento ed il rilancio della politica di coesione, accanto alle iniziative “ordinarie” quali l’adozione dei pareri, ha lanciato Alleanza per la Coesione, una coalizione che riunisce quanti ritengono che la politica di coesione europea debba continuare ad essere uno dei pilastri sui cui poggia il futuro della UE. L'Alleanza è il frutto di una collaborazione tra le più importanti associazioni europee di enti locali e regionali e il Comitato europeo delle Regioni. Il suo obiettivo fondamentale è che il bilancio della UE dopo il 2020 consenta di mettere a disposizione di tutte le regioni dell'Unione una politica di coesione più forte, più efficace e visibile.
Nel corso della Conferenza delle Regioni del 24 gennaio le Regioni hanno condiviso all'unanimità l’adesione all’Alleanza per la Coesione, con l’obiettivo di partecipare, già da questa prima fase, non solo ai negoziati per il post 2020, ma anche per riaffermare l'importanza della politica di coesione per tutte le regioni europee. Si segnala che ad oggi in Europa hanno firmato la dichiarazione 4mila persone, 100 regioni, 70 città e province, fino a rappresentare circa il 93% della popolazione europea. Sinora hanno aderito 8 Regioni italiane (Toscana, Lombardia, Marche, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Puglia e Provincia autonoma di Bolzano).
D’altra parte anche i pareri adottati sono stati numerosi ed hanno affrontato i principali temi sui quali verterà il negoziato, si segnalano, fra gli altri il parere sul “Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE” e le “Conclusioni e raccomandazioni finali del gruppo ad alto livello sulla semplificazione per il periodo successivo al 2020”, adottati nella 127° sessione plenaria del 31 gennaio/1 febbraio 2018 (Documenti 127th Plenary Session CdR).
E sul complesso della politica di coesione il più datato parere su Il futuro della politica di coesione dopo il 2020 (Relatore: Michael Schneider DE/PPE), adottato nella sessione plenaria dell’11-12 maggio 2017. Il documento evidenzia in particolare l’opportunità di mantenere l’impianto basato su 3 Fondi strutturali e d'investimento (FESR, FSE, FEASR), nonché la focalizzazione sugli obiettivi, i risultati e la concertazione tematica; è inoltre sottolineata l’importanza di aumentare la flessibilità e la capacità di risposta della politica di coesione, garantendo un funzionamento della governance multilivello basato sull'approccio dal basso. Si insiste inoltre sulla necessità di mantenere le 3 categorie di regioni, ma superando il riferimento al PIL come unico parametro di valutazione. Il parere evidenzia inoltre l’importanza di sostenere l'approccio regionale (in particolare per i settori connessi all'occupazione e alla coesione sociale, in cui risulta essere più efficace, grazie alla sua impostazione decentrata) e di far ricorso agli strumenti finanziari in modo appropriato e utile a costituire un'alternativa o un complemento alle sovvenzioni, rafforzando altresì le sinergie reciproche tra la politica di coesione ed altri strumenti di intervento. Infine viene sottolineata l’opportunità di accrescere sensibilmente la visibilità in loco degli interventi della politica di coesione.