Quaderno del 30 giugno 2016
FOCUS
La risposta delle Regioni ai Target Europa 2020
La risposta delle Regioni ai Target Europa 2020
Per quanto riguarda la risposta delle Regioni ai Target nazionali della Strategia Europa 2020 si è tenuto un approccio operativo volto a evidenziare gli interventi, le realizzazioni e i risultati per il conseguimento degli obiettivi. Va segnalato che la matura riflessione sugli impegni ambientali ed energetici - nazionali e regionali - tradotti in impiego innovativo e di consolidamento di attività utili a conseguire i Target della Strategia Europa 2020, è risultata funzionale anche in altri contesti. Infatti, sulla base dei traguardi ambientali, unici target che derivano da impegni giuridicamente vincolanti a livello europeo, le Regioni hanno chiesto di conferire alla Strategia Europa 2020, in occasione del suo processo di revisione intermedia, una maggiore dimensione territoriale. Avendo partecipato con determinazione al processo di valutazione della medesima Strategia, con un proprio contributo inviato al livello nazionale e ai preposti uffici europei, la Conferenza delle Regioni nel 2015 ha realizzato attività di informazione e formazione sui target strategici, intendendo:
1) promuovere la governance multilivello come approccio standard della Strategia;
2) dotare gli Stati membri di Programmi nazionali di riforma da elaborare e attuare in partenariato;
3) adottare Programmi regionali di riforma.
A livello metodologico, anche nel caso dei Target come per le CSR, gli interventi regionali sono stati ricondotti a specifici temi per ciascun Target (Misure), individuati attraverso i risultati attesi dell’accordo di partenariato.
Per concorrere al raggiungimento del Target 1 Tasso di occupazione, le Regioni, 18 in tutto, hanno orientato i propri interventi, in sinergia col pieno avvio sul territorio della programmazione dei fondi SIE. Pur ponendosi in chiave complementare rispetto alle iniziative attivate in risposta alla Raccomandazione n. 5, le misure riconducibili a tale Target si caratterizzano per la natura trasversale degli interventi e per la maggiore specializzazione delle azioni rispetto ai destinatari. In generale, avendo le Regioni segnalato 141 provvedimenti, sono individuabili tre leve tematiche di azione per avvicinare la domanda all’offerta di lavoro e puntare su settori chiave dei sistemi economici locali: strumenti di avvicinamento e di integrazione tra la formazione e il lavoro (15 Regioni), interventi per la nascita, lo sviluppo, il consolidamento e la salvaguardia dell’occupazione e delle imprese (16 Regioni), l’adattabilità del lavoro (10 Regioni).
Per quanto riguarda il Target 2 Ricerca e sviluppo, nonostante i moniti della Commissione europea, ben 17 Regioni hanno consolidato gli investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione: ciò allo scopo di individuare nuove fonti di crescita e competitività, basate su attività ad alto contenuto di conoscenze e ad elevata produttività, in grado di rilanciare una rapida ripresa dell’economia.
Con un totale di 72 provvedimenti segnalati, i principali temi su cui si è concentrata l’azione regionale sono: incremento dell’attività di innovazione delle imprese (13 Regioni), aumento dell’incidenza di specializzazioni innovative in perimetri ad alta intensità di conoscenza e promozione di nuovi mercati per l’innovazione (9 Regioni), rafforzamento del sistema innovativo e della ricerca regionale (9 Regioni) e potenziamento della capacità di sviluppare l’eccellenza nella R&I (4 Regioni).
Rispetto ai target ambientali, anche in questo PNR si procederà ad una lettura in parallelo dei tre target. Ciò non solo per l’affinità tematica e per l’impegno sistemico richiesto agli attori istituzionali, tra cui le Regioni, ma anche perché l’insieme dei target ambientali ha contribuito in maniera importante ad adottare a larga scala anche per il PNR 2016 la formula già scelta per il PNR 2015: quella di procedere ad una lettura combinata dei provvedimenti di riforma declinati in misure quanto più corrispondenti agli obiettivi tematici (OT) e ai risultati attesi (RA) individuati dalle Regioni nei Programmi operativi rispetto all’Accordo di Partenariato dei fondi SIE 2014-2020.
La trattazione dei temi energetici è stata intrapresa dalle Regioni con l’ottica di conseguire modalità di raccordo sempre più efficaci col livello nazionale rispetto alla riduzione delle emissioni inquinanti, alla produzione e all’impiego massiccio di fonti rinnovabili di energia, al raggiungimento di modalità virtuose per l’attuazione di una sempre maggiore efficienza energetica. Nel 2015 le Regioni hanno consolidato il loro impegno in campo ambientale, partecipando ai processi di rafforzamento e di coesione nazionale per il perseguimento degli obiettivi europei e internazionali. In ambito di Comitato Interministeriale Affari Europei (CIAE) le Regioni hanno condiviso l’assetto della posizione italiana rispetto all’attuazione del Protocollo di Kyoto, con l’impegno parallelo di assicurare, per la loro parte, il raggiungimento dei target post 2020 in seguito all’accordo globale sui cambiamenti climatici di fine 2015 (COP 21). Hanno quindi coadiuvato il sistema nazionale nella proposta di revisione del sistema di scambio delle emissioni, nonché rispetto alle varie mozioni finalizzate a semplificare la legislazione ambientale della UE. Inoltre, nel 2015 le attività regionali hanno progredito con nuovi interventi normativi, regolativi ed attuativi in favore della componente ambientale, quale motore propulsivo della valenza economica; per questo motivo hanno rafforzato le azioni di green economy, consolidandone la portata trasversale nei processi di sviluppo locale e di rinnovamento del modello di sviluppo sostenibile, anche in considerazione delle attuazioni regionali attese col nuovo pacchetto sull’economia circolare.
Nello specifico per il Target 3 Riduzione dell’emissione di CO2 si è provveduto ad allocare le azioni verticali che agiscono rispetto a specifici temi nei settori regolati dal sistema di scambio di quote Emission Trading System-ETS (quindi riguardante le imprese) e non ETS (cioè settori non regolati, dal sistema di scambio delle quote di CO2, ossia: agricoltura, trasporti, edilizia e mobilità sostenibile), in maniera da dare conto con immediatezza dei provvedimenti per incentivare il passaggio ad un’economia a basse emissioni di CO2. Complessivamente hanno risposto 16 Regioni per un totale di 62 provvedimenti segnalati che sono stati ricondotti alle seguenti misure: interventi a supporto della programmazione degli EE.LL (9 Regioni), riduzione delle emissioni di gas serra e all’aumento del sequestro di carbonio in agricoltura e nelle foreste (6 Regioni), aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane (15 Regioni), utilizzo energia elettrica di rete di distribuzione/incremento sfruttamento idroelettrico (1 Regione) ed edilizia “Smart City” (3 Regioni).
Al Target 4 Fonti rinnovabili hanno risposto 17 Regioni, per un totale di 58 provvedimenti, indicando azioni che sono state classificate secondo le seguenti fattispecie: interventi a supporto della programmazione degli enti locali (9 Regioni), riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali, mediante l’integrazione di fonti rinnovabili (9 Regioni), riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nelle imprese e integrazione di FER (11 Regioni), incremento della quota di fabbisogno energetico coperto da generazione distributiva sviluppando e realizzando sistemi di distribuzione intelligenti (4 Regioni), investimenti alle imprese, mirati ad incrementare la quota di fabbisogno energetico coperto da cogenerazione e trigenerazione di energia (3 Regioni), aumento dello sfruttamento sostenibile delle bioenergie (4 Regioni).
Infine per il Target 5 Efficienza energetica le Regioni che hanno risposto sono 18, per un totale di 255 provvedimenti segnalati (di cui 142 indicati da una sola Regione nell’ambito degli interventi per la riduzione dei consumi energetici negli edifici pubblici), che sono stati ricondotti nelle seguenti misure: interventi a supporto della programmazione degli EE.LL (11 Regioni), riduzione dei consumi energetici negli edifici, residenziali e non residenziali con integrazione di fonti rinnovabili (11 Regioni), riduzione di consumi energetici e di emissioni nelle imprese e integrazione di fonti rinnovabili (10 Regioni), incremento della quota di fabbisogno energetico coperto da generazione distributiva (3 Regioni), incremento della quota di fabbisogno energetico coperto da cogenerazione e trigenerazione di energia (3 Regioni), miglioramento dell’efficienza energetica nel settore della pesca e nelle imprese acquicole (2 Regioni), infrastrutture verdi (riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera, riduzione del rischio di desertificazione, riduzione del rischio incendi e del rischio sismico) (8 Regioni).
Con riferimento al Target 6 Abbandono scolastico, l’attività delle Regioni (17 Regioni hanno risposto) è stata ricondotta ad alcune specifiche aree di intervento, con 60 provvedimenti segnalati: per il diritto allo studio sono stati indicati sia atti di tipo programmatico necessari al riparto delle risorse destinate al diritto allo studio, sia azioni specifiche volte al miglioramento delle competenze chiave degli allievi (6 Regioni); interventi formativi rivolti ai giovani a rischio di esclusione scolastica e socio-lavorativa (16 Regioni); predisposizione di Anagrafi regionali degli Studenti, utili alla programmazione in materia di istruzione e formazione e per il contrasto alla dispersione scolastica, e Anagrafi regionali per l’edilizia scolastica necessarie alla programmazione degli interventi da operare sugli edifici scolastici (2 Regioni); per quanto riguarda le Azioni di sistema è stato segnalato un solo intervento volto alla costituzione di un Osservatorio regionale sui sistemi di istruzione e formazione (1 Regione); infine i sistemi di Orientamento permanente (7 Regioni).
In merito al Target 7 Istruzione universitaria le Regioni (17 Regioni hanno risposto) per concorrere al raggiungimento dell’obiettivo nazionale hanno operato su diversi fronti, con un totale di 47 provvedimenti indicati: pianificazione e finanziamento dei percorsi formativi ITS e IFTS e predisposizione di strumenti amministrativi per la costituzione dei Poli Tecnico Professionali (12 Regioni); assegnazione delle borse di studio e dei servizi connessi per il Diritto allo studio universitario o terziario equivalente (10 Regioni); progetti speciali di implementazione dei sistemi di istruzione e formazione nell’ambito delle politiche di lifelong learning (2 Regioni).
Rispetto al Target 8 Contrasto alla povertà la Commissione europea ha evidenziato che il tasso di povertà resta superiore ai livelli antecedenti la crisi del 2008 e non evidenzia progressi verso il conseguimento dell’obiettivo di riduzione della povertà, fissato dalla Strategia Europa 2020. Tuttavia 17 Regioni hanno risposto con la segnalazione di interventi (119) su questo macro-tema, optando per un approccio fondato sull’integrazione tra welfare e politiche di attivazione per l’inserimento/reinserimento nel mercato del lavoro. Inoltre la pianificazione delle policy/misure di contrasto alla povertà è stata improntata ad un modello di governance partecipata che ha visto il coinvolgimento di diversi attori pubblici (Regioni, ambiti territoriali/Comuni) e privati (Terzo settore) per la definizione di un welfare sostenibile che agisse sulle diverse dimensioni del bisogno (tutela socio-sanitaria, sostegno alla famiglia, nuovi servizi per l’accesso). Le Regioni hanno quindi indicato azioni per: riduzione delle povertà, dell’esclusione sociale e promozione dell’innovazione attraverso azioni rivolte alle marginalità estreme con il sostegno finanziario di progetti del Terzo Settore, interventi ‘emergenziali’ a sostegno di difficoltà temporanee, misure di sostegno al reddito familiare, non necessariamente legate a programmi/percorsi di inserimento sociale o lavorativo (11 Regioni); riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo attraverso l’attivazione di iniziative di contrasto all’esclusione abitativa (6 Regioni); incremento dell’occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro delle persone maggiormente vulnerabili con iniziative destinate all’inclusione socio-lavorativa, costituite da azioni di orientamento e formazione e da tirocini di inserimento o reinserimento lavorativo dirette ad un’utenza svantaggiata (11 Regioni); riduzione della marginalità estrema e interventi di inclusione a favore dei migranti e delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti attraverso la messa a punto di norme, piani e atti di indirizzo per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione dei cittadini stranieri individuando strumenti operativi ed azioni di coordinamento per una efficace organizzazione degli interventi e dei servizi di accoglienza, tutela ed integrazione (7 Regioni); aumento/consolidamento /qualificazione dei servizi socio-educativi e delle infrastrutture di cura rivolte ai bambini e dei servizi di cura rivolti a persone con limitazioni dell’autonomia e potenziamento della rete infrastrutturale dell’offerta di servizi sanitari e socio sanitari territoriali per garantirne una organizzazione più flessibile, più personalizzata e meglio integrata (14 Regioni); rafforzamento dell’economia sociale al fine di garantire un ampliamento e innalzamento qualitativo dei servizi offerti all’utenza e per creare nuove opportunità di occupazione, attraverso forme di sostegno finanziario alle cooperative sociali, incentivi alle iniziative di autoimprenditorialità, finanziamento di progetti per la realizzazione di Poli per l’Economia sociale, nonché iniziative formative e di sensibilizzazione (4 Regioni).