prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 30 giugno 2016

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La risposta delle Regioni alle Raccomandazioni 2015 (CSR)


La risposta delle Regioni alle Raccomandazioni 2015 (CSR)

Anche se alcune delle Raccomandazioni 2015 insistevano su materie di competenza nazionale rispetto alle quali le amministrazioni regionali svolgono un ruolo di supporto, sono stati egualmente riportati interventi e informazioni col fine di dare conto degli impegni e delle attuazioni assunti a livello regionale; per altre CSR, invece, i contenuti elaborati hanno un rilievo di competenza più specificatamente regionale. Sul versante delle politiche di crescita, le Regioni hanno continuato nel percorso virtuoso basato sul principio del pareggio di bilancio; hanno sostentato i servizi pubblici locali; hanno evidenziato interventi di potenziamento e miglioramento infrastrutturale del trasporto intermodale (porti, ferrovie, aeroporti), con attenzione alla mobilità sostenibile; hanno continuato a promuovere con strumenti facilitatori ed innovativi l’accesso al credito per imprese e attività di auto-imprenditorialità. Hanno realizzato interventi a favore della legalità con norme e misure anticorruzione e contro l’elusione fiscale; hanno intrapreso azioni rivolte a contribuire all’efficienza e al rafforzamento della pubblica amministrazione. Particolare importanza è stata data alle misure per l’ampliamento e il mantenimento dell’occupazione in connessione ai processi di sviluppo economico.

Nello specifico si riporta di seguito un breve excursus di come l’attività normativa delle Regioni sia intervenuta nei diversi ambiti su cui insistono le CSR 2015.

Come già segnalato in passato, le tematiche afferenti alla CSR n. 1 hanno riguardato prevalentemente materie di competenza nazionale; tuttavia sono stati riportati gli interventi regionali, che abbiano comportato per le Regioni, nello svolgimento delle proprie funzioni, autonomia finanziaria di entrata e di spesa; inoltre, abbiano altresì concorso, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea.

Questa Raccomandazione è stata suddivisa in due macro categorie: le politiche di bilancio e le politiche fiscali. Complessivamente hanno risposto venti Regioni, per un totale di 90 provvedimenti segnalati. Nello specifico, per le “politiche di bilancio” anche nel 2015 le Regioni hanno effettuato azioni di impatto sulla riduzione del rapporto debito pubblico/PIL (10 Regioni); si sono impegnate con attività a supporto della revisione della spesa regionale come parte integrante del processo di bilancio (7 Regioni); e hanno dato priorità a processi di privatizzazione mediante l’attivazione di piani di realizzazione delle partecipazioni societarie regionali (11 Regioni).

Per le “Politiche Fiscali” va attribuita importanza agli interventi regionali per l’azione mirata al contrasto dei fenomeni di irregolarità, rispetto alla quale c’è grande attenzione a livello europeo; altresì rilevante è l’intento di agire per contribuire alla crescita del sistema economico. Dunque la risposta regionale ai moniti europei si è articolata seguendo il principio dell'utilizzo della fiscalità come una leva strategica mediante: l’attuazione della riforma fiscale (3 Regioni); la revisione delle agevolazioni fiscali e dei valori catastali (4 Regioni); la riduzione e trasferimento del carico fiscale (5 Regioni); la lotta all’evasione fiscale e contrasto al lavoro sommerso (5 Regioni); il miglioramento e la semplificazione degli adempimenti tributari (7 Regioni).

Avendo anche la CSR n. 2 un taglio prevalentemente a carattere nazionale, le Regioni hanno individuato gli interventi normativi e attuativi che afferiscono in generale al potenziamento e al miglioramento della capacità infrastrutturale del sistema del trasporto intermodale. Per questa Raccomandazione è stata data una lettura per parola chiave “Infrastrutture”, tema su cui la Commissione ha chiesto impegni concreti all’Italia a valere per il periodo 2015-2016.

In particolare le 18 Regioni che hanno indicato attività afferenti a questa Raccomandazione, per un totale di 150 provvedimenti segnalati, si sono concentrate su: miglioramento della capacità infrastrutturale e potenziamento della modalità ferroviaria a livello nazionale (8 Regioni); miglioramento della capacità infrastrutturale e della mobilità regionale; integrazione modale e miglioramento dei collegamenti multimodali a livello nazionale (13 Regioni); miglioramento della capacità infrastrutturale e aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane (17 Regioni); miglioramento della capacità infrastrutturale e rafforzamento delle connessioni dei nodi secondari e terziari alla rete TEN-T (6 Regioni); miglioramento della capacità infrastrutturale e ottimizzazione del traffico aereo (6 Regioni); consolidamento, modernizzazione e diversificazione di sistemi produttivi territoriali (1 Regione); miglioramento della capacità infrastrutturale e della competitività del sistema portuale e interportuale (11 Regioni). Su quest’ultimo tema va ricordato che è ancora in corso il dibattito tra amministrazioni centrale e regionali sull’espressione del parere in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul Piano strategico nazionale sulla portualità e la logistica e dell’intesa sullo schema di decreto legislativo delegato “governance dei porti”.

In attesa della piena attuazione della legge delega per la riforma della pubblica amministrazione, nella CSR n. 3 la Commissione ha associato tra loro filoni tematici differenti della realtà normativa, economica e sociale, quali il potenziamento delle misure per garantire la trasparenza e il contrasto alla corruzione; il rafforzamento e l’efficienza della giustizia; i progressi nella gestione dei fondi UE, riconducendoli ad un obiettivo comune, quale l’efficienza e il miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione. Pertanto le Regioni - 19 in tutto - hanno inteso rispondere, dimostrando l’impegno a superare inefficienze strutturali che ancorano il settore pubblico e che rallentano l’attuazione delle riforme prospettate. Hanno quindi dato conto degli interventi destinati ad attivare strategie regionali di capacity building sia nel senso di migliorare le performance dell’amministrazione pubblica, sia a favore della capacità di interagire in maniera coordinata con tutti i livelli di governo. Pertanto sono stati riportati gli interventi regionali mirati al potenziamento della capacità degli organismi impegnati nella gestione dei fondi UE, focalizzando altresì interventi sull’attivazione di processi di riforma e di cambiamenti sistemici. Più nel dettaglio, gli interventi regionali si sono dispiegati lungo le quattro direttrici tracciate dalla Raccomandazione, per un totale di 85 provvedimenti segnalati: miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione (17 Regioni); aumento dei livelli di integrità e legalità nell’azione della pubblica amministrazione (13 Regioni); miglioramento dell’efficienza e della qualità delle prestazioni del sistema giudiziario (3 Regioni); miglioramento della capacità amministrativa di gestione dei fondi UE (12 Regioni). Accanto a queste iniziative vanno ricompresi i processi di semplificazione normativa e amministrativa e di digitalizzazione della PA (si vedano le sezioni dedicate alla CRS n. 6), rispondenti al duplice obiettivo di modernizzare il comparto pubblico e creare un contesto più favorevole al consolidamento delle attività economiche.

Anche quest’anno è stata indirizzata una Raccomandazione riguardante il settore bancario e il mercato dei capitali, considerando sussistenti elementi strutturali che rendono vulnerabile il sistema. All’apposita CSR n. 4 hanno risposto 15 Regioni, per un totale di 76 provvedimenti segnalati. Nello specifico sono state individuate azioni volte a favorire l’accesso al credito per le piccole e medie imprese e prestiti all’economia reale, con particolare riferimento ad azioni di miglioramento dell’accesso al credito e del finanziamento del rischio in agricoltura (12 Regioni); l’erogazione di contributi alle piccole e medie imprese non bancari, che possano contribuire all’aumento dell’incidenza di specializzazioni innovative in perimetri applicativi ad alta intensità di conoscenza, al rilancio della propensione agli investimenti del sistema produttivo e alla nascita e consolidamento delle micro, piccole e medie imprese (12 Regioni).

Per quanto riguarda la CSR n. 5, quest’anno la CE ha incluso nella stessa Raccomandazione temi più specificatamente attinenti le politiche del lavoro e temi riguardanti l’istruzione e la formazione professionale.

Con riferimento al mercato del lavoro e agli interventi per l’occupazione, il 2015 è stato un anno cruciale per le politiche del lavoro e per i sistemi regionali: la totalità delle Regioni, segnalando 190 provvedimenti su queste materie, ha infatti riportato azioni di definizione di linee strategiche, di programmazione e attuazione di interventi in materia di occupazione nei diversi contesti territoriali, 18 Regioni hanno segnalato attività di governance del mercato del lavoro e dei servizi per il lavoro con la previsione di una complessa attività di attuazione territoriale delle riforme nazionali e un processo di riordino dei servizi pubblici per il lavoro. Ciò in funzione dell’implementazione dell’Accordo Quadro del 30 luglio 2015 in materia di politiche attive tra il Governo e le Regioni, allo scopo di definire un quadro comune di rafforzamento del sistema. Le Regioni hanno intrapreso anche numerose azioni in merito al rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro (18 Regioni). È anche proseguita l’attività delle Regioni rivolta all’integrazione tra le politiche attive e le politiche passive per la salvaguardia dell’occupazione e la tutela dei lavoratori (9 Regioni). Sono stati segnalati anche interventi a favore dell’occupazione femminile e della conciliazione (6 Regioni), che hanno riguardato il rafforzamento delle competenze, la partecipazione al mercato del lavoro, la rimozione degli ostacoli all'ingresso e la permanenza delle donne nel lavoro. Infine sono state segnalate azioni rivolte all’occupazione giovanile (16 Regioni) anche in attuazione del Programma Garanzia Giovani.

Anche per i temi dell’istruzione e della formazione professionale si è formato un quadro assai composito per un totale di 180 provvedimenti. Traendo spunto dalla Relazione Paese, con la riforma della scuola si auspica anche il completamento della riforma del mercato del lavoro, offrendo maggiori possibilità ai giovani che hanno completato un ciclo di studi. Nel contempo, insistono altre problematiche a cui l’Italia deve far fronte, come il tasso di istruzione terziaria nella fascia di età 30-34 anni, tra i più bassi in Europa; il basso tasso di competenze di base della popolazione adulta, la spesa insufficiente in ricerca e innovazione. Ben 17 Regioni, tuttavia, hanno indicato azioni per il potenziamento e l’efficientamento del sistema scolastico, riassumibili in una lista di varie tipologie di intervento: implementazione della valutazione degli istituti scolastici, la qualità e il capitale umano attraverso la concentrazione di atti normativi volti alla riduzione del fallimento formativo precoce e alla dispersione scolastica e formativa (10 Regioni); rafforzare la formazione pratica, Istruzione e Formazione professionale favorendo una maggiore correlazione con le imprese e il mondo del lavoro (11 Regioni); istituire il Registro nazionale qualifiche (7 Regioni) a cui si collega l’istituzione del Repertorio regionale dei Titoli e delle Qualificazioni, che garantisce la correlabilità e spendibilità dei titoli e delle qualificazioni autorizzati delle Regioni anche a livello nazionale ed europeo; assicurare i finanziamenti alle Università per ricerca e innovazione provvedendo allo sviluppo di strumenti volti al sostegno della mobilità in uscita e in entrata dei ricercatori (6 Regioni); incentivare l’utilizzo dell’apprendistato di I° e III° livello rivolto ai giovani (l’apprendistato professionalizzante è la forma contrattuale più frequente con quasi il 91% dei contratti) (7 Regioni); interventi di edilizia scolastica, sia costruzione di scuole innovative sia adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici scolastici preesistenti (3 Regioni); prevedere interventi di digitalizzazione che consentono dotazioni tecnologiche/ambientali multimediali al fine di diffondere nuove e più moderne metodologie didattiche (4 Regioni); favorire il Sistema duale/alternanza attraverso la messa in opera dell’Accordo sul progetto sperimentale recante “Azioni di accompagnamento, sviluppo e rafforzamento del sistema duale nell’ambito dell’Istruzione e Formazione Professionale” (5 Regioni); infine azioni volte al dimensionamento della rete scolastica e ai servizi educativi per i bambini (5 Regioni).

Infine la CSR n. 6 attiene ai temi della semplificazione, concorrenza, servizi pubblici locali e appalti pubblici (affidamenti in house). Questi temi hanno di nuovo sostanziato una Raccomandazione specifica, perché il contesto imprenditoriale risente ancora degli ostacoli persistenti alla concorrenza e dovuti agli elevati oneri amministrativi. Tuttavia hanno risposto a tale Raccomandazione 20 Regioni per un totale di 170 provvedimenti segnalati. Nello specifico le Regioni hanno individuato azioni che hanno contribuito alla realizzazione degli obiettivi nazionali contenuti nell’Agenda per la semplificazione mediante la programmazione di interventi atti a rendere i servizi amministrativi più efficienti ed efficaci, attraverso processi di digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamente interoperabili (12 Regioni), riduzione dei divari digitali nei territori e diffusione di connettività in banda ultra larga (8 Regioni), aumento della trasparenza e interoperabilità e dell’accesso ai dati pubblici (6 Regioni), potenziamento della domanda di ICT di cittadini e imprese in termini di utilizzo dei servizi online, inclusione digitale e partecipazione in rete (2 Regioni) e riduzione degli oneri regolatori e semplificazione amministrativa (13 Regioni). A ciò si sono accompagnate iniziative dirette a razionalizzare e semplificare le procedure di affidamento per l’acquisto di beni e servizi attraverso il potenziamento dell’efficienza degli appalti pubblici (8 Regioni) e l’applicazione della normativa sugli affidamenti in house (4 Regioni). Per quanto riguarda infine la risposta delle Regioni (14 Regioni) ai moniti europei di rimozione degli ostacoli ancora esistenti allo sviluppo di un mercato libero e competitivo, sono stati evidenziati nel settore dei servizi pubblici locali alcuni ambiti in cui permangono ostacoli rilevanti al corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi; tali ambiti sono stati individuati dai risultati attesi (RA) dell’Accordo di Partenariato (AdP) relativi all’obiettivo tematico 6; nello specifico si tratta di: ottimizzazione della gestione dei rifiuti urbani, restituzione all’uso produttivo di aree inquinate, miglioramento del servizio idrico integrato, miglioramento della qualità dei corpi idrici.