Quaderno del 29 marzo 2018
APPROFONDIMENTI
L’approccio all’innovazione sociale delineato dalle Regioni italiane
L’approccio all’innovazione sociale delineato dalle Regioni italiane
Coerentemente con gli indirizzi forniti dalla Commissione Europea, che ha attribuito all’innovazione sociale una valenza strategica nella programmazione dei Fondi Strutturali, le Regioni hanno messo in campo azioni innovative dirette a promuovere un’economia sociale più competitiva. L’obiettivo è incentivare lo sviluppo di soluzioni alternative, più efficaci e sostenibili di quelle preesistenti, per rispondere ai bisogni della collettività insoddisfatti, migliorando gli outcome in termini sociali.
Le risposte ai mutamenti socio-economici in corso (invecchiamento demografico, nuovi modelli di famiglia, flessibilità del lavoro, crescita delle disuguaglianze, migrazioni) e ai nuovi bisogni sociali emergenti si sono tradotte sia nella promozione di nuove idee in relazione a servizi, prodotti, modelli, sia nello sviluppo di nuove relazioni sociali e collaborazioni tra soggetti di diversa natura (pubbliche amministrazioni, soggetti dell’economia sociale e del mondo produttivo, esponenti della società civile) per un ridisegno delle policy e dei servizi offerti alla cittadinanza in chiave partecipativa.
Nel delineare le strategie di innovazione sociale sono stati seguiti diversi approcci, che vedono un progressivo allargamento dei tavoli di consultazione a diversi stakeholders, per indagare nuovi problemi o individuare le carenze del sistema di risposta alle esigenze dei cittadini da una nuova angolazione. Si assiste dunque ad un generale orientamento verso modelli di intervento che privilegiano una governance partecipativa, prevedendo un coinvolgimento nel processo decisionale dei destinatari per condividere con loro la gestione della cosa pubblica, ma anche le responsabilità e la valutazione del risultato.
Gli interventi regionali si sono finora concentrati sui primi tre stadi della spirale dell’Innovazione Sociale di Nesta: una migliore comprensione delle esigenze e delle opportunità, la generazione di idee e il loro sviluppo. In questo percorso che vede spostare il focus del ruolo della PA da service provider a quello di service facilitator, ossia da soggetto che fornisce ed eroga servizi alla comunità a soggetto che crea le condizioni perché certe cose avvengano nell’interesse della comunità stessa, le amministrazioni hanno seguito modelli d’intervento parzialmente differenti. In alcuni casi le autorità pubbliche hanno agito da hub delle idee emerse dai territori stimolando, raccogliendo e selezionando le idee dei cittadini per poi sostenerle e renderle concrete. In altri hanno operato come fattore abilitante, divenendo il centro di una rete di attori che, complessivamente e in modo concertato, si assumono collettivamente la responsabilità di elaborare e realizzare un progetto strategico di innovazione delle politiche pubbliche di welfare. Infine in un terzo caso, attraverso la collaborazione con Università/enti di ricerca, hanno avviato appositi interventi di ricerca azione al fine di analizzare le esperienze relative ad ambiti o tematiche ritenute rilevanti e replicarle nei contesti locali introducendo dei cambiamenti migliorativi.
Nel primo modello, le Regioni hanno impostato la pianificazione esecutiva delle azioni di social innovation in due fasi: una sullo schema del “concorso di idee”, istituendo un primo scambio aperto a tutti gli attori coinvolti per acquisire informazioni utili alla progettazione della policy; una seconda a carattere competitivo attraverso avvisi diretti a favorire, sulla base degli esiti della fase precedente, i processi aggregativi tra soggetti/progetti dotati di ratio comuni.
Tale approccio si basa sullo sviluppo di un processo partecipativo, che vede il coinvolgimento attivo di cittadini, operatori economici e sociali nella costruzione di risposte ai bisogni della comunità. Gli stakeholder e i cittadini possono, in sostanza, definire le loro idee innovative, esplicitare i fabbisogni e partecipare alla costruzione delle linee d’azione regionale in risposta a tali istanze.
Dal punto di vista procedurale, lo stesso si esplica attraverso il lancio di “call for action” e “call for ideas” per la ricerca di nuove idee e progetti innovativi, nelle quali l’amministrazione definisce i partecipanti e le finalità con riferimento a problematiche sociali, di innovazione, di lavoro, ecc. Per quanto riguarda l’individuazione delle fasce di popolazione coinvolte, si va da bandi aperti a tutti e quindi indeterminati (singoli, enti, imprese, ecc.), a bandi con target identificati. Il discrimine in quest’ultimo caso può essere l’appartenenza ad una fascia di età (giovani, meno giovani), oppure la tipologia di soggettività giuridica (terzo settore, mondo produttivo, associazionismo, ecc.) (2).
Di norma i bandi hanno previsto che le proposte progettuali (presentate in risposta alle call) fossero sottoposte ad una valutazione d’impatto sociale (3), che si caratterizza per alcuni tratti distintivi:
- spostamento del focus dagli output (risultati) del progetto, agli outcomes (effetti a medio termine) generati sulla collettività, ovvero sui destinatari diretti e indiretti, sulla rete di organizzazioni coinvolte, sull’organizzazione stessa che ha attuato il progetto, e sul committente;
- integrazione di misurazioni quantitative e di metodi qualitativi, quali per esempio le narrazioni;
- rilevazioni condotte ex ante, in itinere ed ex post, a distanza di sei mesi/un anno dalla conclusione del progetto;
- individuazione partecipata delle dimensioni e collaborazione nella costruzione degli indicatori per la valutazione dell’impatto, tra il soggetto valutatore e il soggetto valutato.
Nel secondo caso l’elemento caratterizzante è la definizione a monte (in DGR ecc.) da parte della pubblica amministrazione di una idea di innovazione sociale, così come delle dimensioni rilevanti nel processo di costruzione della stessa, e nell’avvio di un confronto con esperti del tema e soggetti del terzo settore per acquisire informazioni utili alla identificazione degli ambiti di intervento su cui attivare progettualità innovative (4). L’obiettivo cui si tende è la sperimentazione di rinnovati modelli di definizione e gestione delle politiche e dei servizi di welfare, ispirati ad una logica di corresponsabilità e co-produzione tra attori pubblici e soggetti del privato sociale.
Tale percorso si è, in taluni casi, sviluppato attraverso la strutturazione di tavoli istituzionali (che hanno visto il coinvolgimento degli assessorati competenti per le diverse aree di policy) e lo sviluppo di reti partenariali pubblico- privato finalizzati alla definizione di una strategia d’intervento in ambito sociale che intende proporre risposte ai bisogni emergenti incentrate sulla condivisione, la coprogrammazione/coprogettazione e interventi di tipo generativo, che mirano a stabilire tra i servizi e il cittadino che ne usufruisce relazioni di reciprocità e di corresponsabilità. Il lavoro dei tavoli ha rappresentato la base per l’elaborazione di Atti di indirizzo che tracciano le direttrici per promuovere la sperimentazione di iniziative di innovazione sociale in grado, attraverso la cooperazione tra pubblico e privato, di migliorare l’organizzazione nei termini della sostenibilità nel medio-lungo periodo e, al contempo, esprimano un’opportunità di potenziamento degli operatori dell’economia sociale, attraverso iniziative di sostegno intese a qualificarne l’attività da sviluppare in cooperazione con le istituzioni pubbliche territoriali (5).
Nel terzo caso le Regioni hanno individuato l’ambito in cui apportate i cambiamenti e proceduto alla raccolta delle esperienze esistenti, attraverso iniziative di ricerca-azione, per la successiva trasposizione e valorizzazione dei modelli d’intervento nei temi/settori specifici indagati. A titolo esemplificativo sono state lanciate call per lo studio di nuovi sistemi economico-sociali basati su modelli di economia circolare, in vista di giungere alla definizione e sperimentazione di nuovi modelli e strumenti di inclusione sociale mediante percorsi di creazione del lavoro basati su strategie collaborative, da sperimentare nelle aziende in un’ottica di promozione della Social corporate responsability (6). In coerenza con la legislazione nazionale che assoggetta gli enti del Terzo settore alla valutazione dell’impatto sociale (7), centralità viene attribuita a tale aspetto quale processo di identificazione dei progetti di social innovation che hanno prodotto impatti significativi, in vista di una replicabilità su larga scala.
(2): Si vedano in tal senso:
il Programma della Regione Puglia “Puglia Sociale in” e le due call: Call 2 Action- rivolta a imprese private o sociali in fase di start up per la presentazione di progetti innovativi per future tecnologie, prodotti e servizi; Call 4 Action- rivolta a tutti i rappresentanti, dipendenti e operatori di gruppi informali e organizzazioni formali (Organizzazioni di volontariato e promozione sociale, Cooperative, Altre imprese sociali, Imprese private, Associazioni private, Fondazioni, Enti Pubblici Organizzazioni informali) per la presentazione di “idee innovative” per future tecnologie, prodotti e servizi;
l’Avviso della Regione Lazio “Innova Tu” con il quale l’amministrazione ha avviato una consultazione on line rivolta a tutta la cittadinanza attiva, per accogliere idee progettuali a seguito della quale sono state individuate le aree di intervento sulle quali attivare una chiamata a progetti per la realizzazione di interventi diretti all’Innovazione sociale: Agricoltura Sociale, Co-Working, modelli innovativi di servizi collaborativi rivolti a cittadini con fragilità sociale, Servizi di assistenza leggera di prossimità ecc.
(3): Si veda l’esperienza della Regione Lazio che ha sottoposto a valutazione d’impatto sociale i progetti presentati nell’ambito dell’avviso “Innova tu”. Nella valutazione di tali progetti è stata adottata una metodologia mutuata dalla pubblicazione dell’Università degli Studi di Siena “La Valutazione di impatto sociale dei progetti delle associazioni di volontariato”, adattandola alle specifiche esigenze del bando “Innova Tu”. In particolare, le rilevazioni avvengono in tre fasi distinte: un questionario ex ante, compilato direttamente dal soggetto attuatore; un sopralluogo in itinere, con intervista in profondità al soggetto attuatore; un sopralluogo a distanza di 6 mesi dalla conclusione del progetto, con interviste a soggetti diversi (attuatore, destinatari, attori della rete). A fine di condurre l’indagine, la Regione Lazio ha creato un gruppo di lavoro, composto da funzionari regionali esperti di politiche sociali, ricercatori di ISFOL e SIOI, rappresentanti di istituzioni e altre organizzazioni attive nel sociale. Il confronto tra l’istituzione e il terzo settore che si è innescato nel processo di valutazione in corso è già fonte di apprendimento e di crescita reciproca, e quindi del sistema, e va ad incidere positivamente sull’impatto finale dei vari progetti. (Per approfondire: Sociale Lazio)
(4): Si veda in tal senso le linee d’indirizzo della Regione Umbria “Elementi di innovazione sociale nell’implementazione degli interventi declinati nel POR FSE Asse Inclusione Sociale” (DGR 181/2017), con le quali l’amministrazione ha delineato il suo approccio all’innovazione sociale quale leva strategica per riprogettare il sistema dei servizi (welfare) individuando, al contempo, le dimensioni rilevanti nel processo di costruzione della stessa. Tra queste si possono annoverare: l’Incentivazione di sperimentazioni che prevedano una rigorosa valutazione scientifica a valle; l’impegno degli enti pubblici, a vario titolo coinvolti, a dare seguito alle sperimentazioni di successo; l’uso di nuove tecnologie e di nuovi strumenti per creare relazioni, interazioni, partecipazione e a basso impatto ambientale; la revisione dei target a cui destinare le azioni di welfare in coerenza con l’emersione di nuovi bisogni e nuove povertà.
(5): Si veda in tal senso l’iniziativa della Regione Piemonte “WE.CA.RE. - Welfare Cantiere Regionale”. Con l’intento di promuovere l’elaborazione di una strategia di intervento in ambito sociale diretta a fornire risposte incentrate sulla condivisione, l’innovazione sociale e interventi di tipo generativo gli assessorati alle Politiche Sociali, della Famiglia e della Casa; ai Diritti Civili e Pari Opportunità; alle Attività produttive; all'Istruzione, Lavoro e Formazione Professionale hanno supportato la costituzione di un gruppo formato da esperti e professionisti denominato “WE.CA.RE. - Welfare Cantiere Regionale” per avviare un confronto e proporre un ripensamento complessivo nel modo di concepire, praticare e dare sostenibilità alle Politiche sociali, dando vita ad una serie di tavoli di lavoro tematici. Il lavoro dei tavoli ha dato come risultato complessivo un documento denominato “Position Paper: Coniugare coesione sociale, welfare e sviluppo economico in una prospettiva locale ed europea condiviso con i più importanti stakeholder del partenariato economico e sociale al fine di raccogliere spunti e indicazioni per definire una politica di welfare innovativo capace anche di agire come motore di sviluppo locale. Ne è scaturito un Atto di indirizzo con il quale si è dato avvio ad un piano di sperimentazioni per l'innovazione sociale, coniugando misure diverse attraverso il POR FSE 2014-2020 e il POR FESR 2014-2020. Le misure, del POR FSE, sono finalizzate: alla sperimentazione di azioni innovative di welfare territoriale per stimolare processi collaborativi sui territori, agendo sulla domanda di innovazione e promuovendo una migliore governance locale per la creazione di ecosistemi territoriali fertili (cosiddetti distretti di coesione sociale); alla sperimentazione di servizi innovativi; alla promozione e al sostegno di iniziative di welfare aziendale che tengano conto dei bisogni espressi dal territorio; ad accompagnare e sostenere, come azione di sistema, le iniziative di sperimentazione. Sul versante del POR FESR, invece, è prevista una misura che, per un verso, promuove la scalabilità e la crescita di iniziative imprenditoriali di ampio impatto, dall’altro, supporta soluzioni innovative di minor entità finanziaria che producano effetti socialmente desiderabili.
(6): Si vedano in proposito: l’Avviso della Regione Veneto “Strumenti di innovazione sociale NS2 Nuove Sfide Nuovi Servizi”; il bando della PA di Trento “Servizi connessi all’attuazione del progetto di ricerca-azione destinato al sostegno dell’Innovazione Sociale e Inclusione in contesti lavorativi“
(7): La valutazione dell’impatto sociale viene definita dalla legge delega del Terzo settore (L. 106/2016) come “la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all'obiettivo individuato”.