prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 29 marzo 2013

+T -T APPROFONDIMENTO - Innovazione Sociale

Le sfide dell'innovazione sociale nella programmazione 2014-2020


Il coinvolgimento del Fse nel sostegno all'innovazione sociale


Glossario:

Corporate Social Responsibility -CSR. Nel Libro Verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese (luglio 2001), la Commissione europea definì la responsabilità sociale d’impresa : “L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
Con la nuova comunicazione del 25 ottobre 2011 (n. 681), la Commissione europea ha riesaminato e superato la nozione e ha offerto una nuova definizione di CSR: « The responsibility of enterprises for their impacts on society».



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La Green economy è “un’economia che si traduce in un migliore benessere umano ed equità sociale, mentre riduce significativamente le scarsità ecologiche ed i rischi ambientali. Più sinteticamente, una green economy è un’economia low carbon, efficiente nelle risorse e socialmente inclusiva”. La transizione verso un’economia verde rappresenta uno degli obiettivi chiave della Strategia Europa 2020, al raggiungimento del quale sono chiamati a concorrere anche i Programmi operativi supportati dai Fondi SIE; non solo attraverso le politiche di sviluppo, ma anche attraverso la formazione/riqualificazione del capitale umano.

A livello di politica economica, il concetto di "economia verde" comporta l’attuazione di riforme e di incentivi per la tutela delle risorse naturali, il potenziamento delle infrastrutture per l’ambiente, l’introduzione di nuovi meccanismi di mercato (new market-based mechanisms) per la diffusione delle eco-tecnologie, la creazione di investimenti e l’eliminazione di sussidi dannosi per l’ambiente. Per il settore privato, questa transizione equivale ad attuare riforme e incrementare gli investimenti per l’innovazione, al fine di sfruttare al meglio le opportunità derivanti da un’economia verde.
Nel tempo è maturata la consapevolezza che l’eco-compatibilità di un nuovo paradigma economico, la diffusione su larga scala di settori "verdi", offrano significative opportunità di investimento, crescita e occupazione per l’intero sistema produttivo. Affinché ciò avvenga è necessaria una transizione efficace e duratura nel tempo verso un’economia verde, con un’azione coerente da parte di tutti gli attori di governo e dei soggetti operanti sul territorio (imprese, parti sociali, cittadini).

Il modello di economia verde cui fare riferimento intende proporre misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione che si pongano come obiettivo la riduzione del consumo di energia e di risorse naturali, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’inquinamento, la riduzione ed il tendenziale azzeramento di ogni tipo di rifiuto e la promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili, senza per questo produrre conseguenze negative sul benessere economico e sociale.

Fonte: Agenzia Europea per l’ambiente; sito ministero dell'Ambiente



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L’investimento Integrato Territoriale (ITI) è “un nuovo strumento attuativo che consente di riunire le risorse di più assi prioritari di uno o più programmi operativi per la realizzazione di interventi multi-dimensionali e intersettoriali e si caratterizza per la previsione di un regime di gestione ed attuazione integrato. L’ITI può rappresentare uno strumento ideale per sostenere azioni integrate nelle aree urbane perché permette di coniugare finanziamenti connessi a obiettivi tematici differenti, prevedendo anche la possibilità di combinare fondi di assi prioritari e programmi operativi supportati dal FESR, dall’FSE e dal Fondo di coesione. Un ITI può anche essere integrato da aiuti finanziari erogati attraverso il FEASR o il FEAMP”.
A livello nazionale l’Accordo di Partenariato individua l’ITI quale strumento privilegiato per l’attuazione della Strategia per le Aree Interne; con riferimento invece alle modalità organizzative dell’Agenda Urbana l’Amministrazione pubblica individua la possibilità di avvalersi dell’ITI, quantunque questo sia ritenuto uno strumento residuale da utilizzare solo nel caso in cui la declinazione dell’Agenda Urbana sia concentrata su poche aree target e a condizione di un efficace percorso di co-progettazione.

Fonte: Art. 36 del Regolamento (UE) 1303/2013 recante Disposizioni comuni sui Fondi SIE; Fact sheet della Commissione "Sviluppo Urbano sostenibile integrato – Politica di Coesione 2014-2020"



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Iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo che si caratterizzano per i seguenti elementi:
• concentrazione su territori subregionali specifici che possono essere urbani, rurali, costieri, transfrontalieri o un insieme di questi;
• natura  partecipativa, ossia guidate da gruppi di azione locale: attuate dalla comunità locale attraverso partenariati pubblico privati  che rappresentano gli interessi socio economici dell’area –
• attuate attraverso strategie territoriali di sviluppo locale integrate e multisettoriali: ovvero selezionate sotto la responsabilità congiunta delle AdG (Comitato di selezione) dei programmi di riferimento;
• definite tenendo conto dei bisogni e delle potenzialità locali e contenente elementi innovativi nel contesto locale e attività di creazione di reti e, se del caso, di cooperazione.

Fonte:  proposta di Regolamento disposizioni comuni, (artt. 28-31) [COM(2012) 496 final]

Fonte: Proposta di Regolamento disposizioni comuni, (artt. 28-31) [COM(2012) 496 final]



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Sono i livelli essenziali delle prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti al cittadino su tutto il territorio nazionale. Secondo la Costituzione, la determinazione dei LEP rientra nelle materie in cui lo Stato ha una competenza legislativa esclusiva.

Fonte: Art. 117, comma 2 lettera m) della Costituzione.



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“Portale per la raccolta di capitali per le start-up innovative” inteso come piattaforma on-line che abbia come finalità esclusiva la facilitazione della raccolta di capitale di rischio da parte delle start-up innovative. L’attività di gestione di tali portali è riservata alle imprese di investimento e alle banche autorizzate ai relativi servizi di investimento, nonché ai soggetti iscritti in un apposito registro che dovrà essere istituito e tenuto dalla Consob (secondo le modalità e condizioni che saranno definite con regolamento dalla stessa Consob).

Fonte: Decreto Sviluppo 2.0, contenente Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, dl n. 179 del 18 ottobre 2012



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Le strategie di smart specialisation sono strategie d?innovazione - flessibili e dinamiche - concepite a livello regionale, ma valutate e messe a sistema a livello nazionale, che mirano a valorizzare i settori/nicchie dove si dispongono chiari vantaggi comparativi, che sono già facilmente individuabili perché, per effetto della concorrenza, gli attori economici si sono già specializzati e posizionati, o che potranno essere sviluppati nel  futuro grazie all?attività imprenditoriale (il cosiddetto “entrepreneurial process of discovery”).

Fonte: Concetto sviluppato nei policy brief del Gruppo “Knowledge for growth”; ripreso nella Comunicazione della Commissione sul contributo della politica regionale alla “Smart Growth”



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“Il piano d'azione comune è un’operazione il cui ambito è definito e che è gestito in relazione alle realizzazioni e ai risultati (decisi con la Commissione) che deve conseguire”. Il Piano comprende un progetto o un gruppo di progetti (non è un grande progetto) realizzati sotto la responsabilità di un solo beneficiario (organismo di diritto pubblico) nell’ambito di uno o più Programmi operativi. Sono possibili tutte le tipologie di progetti, sebbene il JAP non può essere utilizzato per sostenere le infrastrutture. Lo Stato membro, l'autorità di gestione o qualsiasi organismo di diritto pubblico designato può presentare una proposta di piano d'azione comune al momento della presentazione dei Programmi operativi interessati o successivamente. La spesa pubblica minima è pari a 10 milioni di euro o al 20% del PO, nel caso di azioni pilota può essere pari a 5 milioni di euro.

Fonte: Artt. da 104 a 109 del Regolamento (UE) 1303/2013 recante Disposizioni comuni sui Fondi SIE



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Per quanto attiene al coinvolgimento del Fondo sociale europeo nel sostegno all’innovazione sociale, nel relativo progetto di Regolamento (art. 9) si prevede che gli Stati membri identifichino all’interno dei Programmi operativi i temi per l’innovazione sociale e che la Commissione europea faciliti lo sviluppo delle capacità in materia di innovazione attraverso l’apprendimento reciproco, la creazione di reti e la diffusione di buone prassi. Nella proposta di QSC, inoltre, la CE sottolinea l’opportunità di attivare proficue sinergie tra l’intervento dei Fondi strutturali e il nuovo Programma Europeo per il cambiamento e l’innovazione sociale.
Il Fse può dunque contribuire attivamente allo sviluppo dell’innovazione sociale attraverso la promozione di una cultura dell’apprendimento e di una comunità della conoscenza, lo sviluppo delle capacità e delle strutture dell’innovazione, l’identificazione dei settori prioritari per la sperimentazione sociale e l’innovazione(11). 
Il Fondo potrebbe fornire un apporto significativo attraverso: la formazione di competenze in grado di sviluppare idee progettuali per la messa a punto di tecnologie innovative, in particolare, in settori emergenti come la green economy e la white economy(12); il supporto alle imprese sociali per lo sviluppo di servizi di cura alternativi prioritariamente per i bambini; la promozione dell’imprenditorialità in ambiti specifici in cui il territorio può esprimere eccellenze, nonché il supporto alle imprese per riconvertirsi, in un’ottica di smart specialisation; il rafforzamento del capacity building degli stakeholders e degli amministratori locali al fine di sviluppare la dimensione innovativa(13); il sostegno ad azioni transnazionali per lo scambio di esperienze e buone pratiche nel campo dell’innovazione sociale(14). 
Completamente da esplorare rimane la possibilità di perseguire l’innovazione sociale attraverso l’utilizzo di strumenti che consentano di convogliare risorse, anche da diverse fonti finanziarie, in una strategia d'investimento integrata, partecipata o diretta alla semplificazione (ITI, Led local initiatives, nonché JAP).

In concreto, alcune iniziative che si potrebbero mettere in campo attraverso le risorse del Fse, in linea generale già presenti nelle programmazioni attuative e nell’esperienza di molte Regioni, potrebbero riguardare: 
- Il sostegno all’imprenditorialità sociale agevolando l’accesso ai finanziamenti privati(15).
Le imprese sociali hanno innanzitutto difficoltà a reperire finanziamenti, il cui fabbisogno varia in funzione del loro livello di sviluppo (sostegno all’idea, sviluppo di progetti pilota o di prototipi, sviluppo su larga scala). L’erogazione di contributi a supporto delle imprese sociali potrebbe avere un effetto leva incoraggiando anche gli attori privati ad investire in queste imprese, attraverso acquisizioni di capitale o prestiti(16).
Possibili modalità di finanziamento sono da individuarsi nei prestiti convertibili e prestiti di equità, che possono essere richiesti dalle imprese sociali al fine di ampliare il capitale sociale.
Si potrebbero altresì incentivare i potenziali consumatori, sfruttando le potenzialità offerte dalla rete internet, a partecipare a questo tipo di imprese attraverso il conferimento di quote di finanziamento (Crowdfunding).
Una filiera di interventi potrebbe riguardare il sostegno ad imprese che offrono servizi di conciliazione, atteso che la difficoltà di conciliare lavoro e responsabilità familiari rappresenta uno dei principali ostacoli allo sviluppo professionale e all’occupabilità soprattutto delle donne.
Si potrebbero altresì supportare le imprese sociali che offrono servizi per i migranti; queste ultime sviluppano sovente soluzioni innovative che consentono di accrescerne la produttività dando loro l’opportunità di offrire a tale target migliori servizi sociali e sanitari ecc.

- La promozione dell'occupazione per i gruppi vulnerabili(17).
Il Fse potrebbe mirare non solo all’occupabilità dei soggetti svantaggiati ma, al fine di conferire carattere di innovatività all’intervento, dovrebbe altresì puntare all’empowerment dei soggetti svantaggiati per far sì che essi contribuiscano attivamente al miglioramento dell’efficienza dell’azienda presso cui sono occupati.
Sul versante dell’imprenditorialità sarebbe opportuno potenziare la disponibilità e l'accessibilità di microfinanziamenti  per la creazione di micro imprese innovative e sociali, al fine di incentivare forme di autoimpiego.

- Il rafforzamento delle capacità manageriali, la professionalizzazione e la creazione di reti tra imprenditori innovativi, mondo accademico e della ricerca(18).
Il Fse potrebbe d’altro canto svolgere un ruolo significativo anche sotto il profilo della professionalizzazione, agevolando l’acquisizione delle competenze tecniche che possano aiutare gli imprenditori, soprattutto giovani, a garantire una buona gestione e la crescita della loro impresa in un’ottica sociale. A tale scopo la formazione dei leader d'impresa e dei manager di organizzazioni no-profit per renderli idonei a svolgere ruoli nell'economia sociale, potrebbe essere abbinata a servizi di consulenza e accompagnamento alla conduzione di un’impresa sociale.
Si potrebbe altresì sostenere la creazione di partenariati tra sistema produttivo e mondo accademico e della ricerca (poli di innovazione sociale) allo scopo di creare incubatori per lo sviluppo di nuove imprese sociali.
Tuttavia l’intervento a favore del tessuto produttivo può essere rivolto a tutti gli operatori economici, ma avere una spiccata connotazione all’innovazione sociale(19).

- Gli interventi di promozione e diffusione della responsabilità sociale all’interno delle imprese(20).  
Il Fse potrebbe del resto incentivare la responsabilità sociale d’impresa quale motore della competitività delle stesse, cercando di aumentare l’attrattività e di far emergere i vantaggi dell’essere responsabile, al fine di incoraggiare le imprese ad intraprendere questi percorsi, anche attraverso strumenti di orientamento e autovalutazione rispetto a criteri e parametri in tema di RSI.
Dalla responsabilità sociale delle imprese può venire in effetti un grande impulso per sostenere modelli alternativi di organizzazione del lavoro e in generale lo sviluppo della conciliazione famiglia-lavoro, per la costruzione di risultati duraturi e di una cultura della responsabilità e della parità, nell'ottica di una vera e propria responsabilità sociale di territorio.
Integrare la responsabilità sociale nel business significa innescare, di fatto, un meccanismo virtuoso che spinge le aziende ad attivarsi per ricercare modelli innovativi che consentano di riconciliare business e società, creare valore economico in modalità tali da generare contemporaneamente valore per la società, rispondendo a un tempo alle necessità stesse dell’azienda e alle esigenze di tipo sociale.


Note:

11. Cfr Contribution to the BEPA Working Group on Social Innovation Change through learning from other” [CE DG Employ (Novembre 2009)]
12. Ad ogni modo la CE nel contributo al BEPA Working group sull’innovazione sociale richiama la possibilità di finanziare nel lifelong learning percorsi finalizzati ad  integrare le innovazioni nello sviluppo personale, nel percorso soggettivo di formazione e cambiamento culturale[cfr  nota 11].
13. Nel Libro Bianco sull’innovazione sociale si cita ad esempio la possibilità di prevedere incentivi alle Università e/o dipartimenti di ricerca che promuovono l'innovazione allo scopo di farle diventare un centro per la formazione di dipendenti pubblici, imprenditori sociali, manager delle organizzazioni no-profit.
14. Il sostegno alla mobilità degli imprenditori sociali e dei ricercatori per incentivare la realizzazione di esperienze all’estero finalizzate all’acquisizione di conoscenze e competenze che possono favorire lo sviluppo di idee innovative sono suggerite sia dalla Commissione nell’ambito dell’iniziativa “social innovation” che dal Parlamento nella relazione sull’iniziativa per l’imprenditoria sociale. Visite presso altre realtà, infatti, offrono l’opportunità di confrontarsi e beneficiare della consulenza di esperti esterni e/o altri manager di imprese sociali, incentivando le organizzazioni ad aprirsi a nuove idee e nuovi modelli.
15. Un esempio fu la Grameen Danone, che unì l'organizzazione di microcredito promossa dall’economista Muhammad Yunus e una compagnia francese produttrice di latte per sviluppare un nuovo yogurt per i consumatori con un basso reddito (cfr Libro Bianco sull’innovazione sociale).
16. A livello europeo la CE ha accolto con favore l’intenzione del Fondo europeo per gli investimenti di esaminare la possibilità di aprire, all’inizio del 2012, uno sportello “fondi propri” (ESIEF21) dedicato agli investimenti in fondi destinati a generare un impatto sociale. Questa azione pilota potrebbe costituire la preparazione per il nuovo strumento finanziario da 90 milioni di euro che miri ad agevolare l’accesso al finanziamento per le imprese sociali per consentirne l’avvio, lo sviluppo e l’espansione, grazie ad investimenti in fondi d’investimento solidale che mettano a disposizione strumenti rappresentativi di capitale e titoli di debito [cfr Comunicazione della CE al Parlamento, al Consiglio, al Comitato economico e Sociale e al Comitato delle Regioni “Iniziativa per l’imprenditoria sociale, costruire un ecosistema per promuovere le imprese sociali al centro dell’economia e dell’innovazione sociale” (COM(2011) 682 def. del 25.10.2011).
17. In Regione Toscana si segnala il progetto “GiovaniSì” dedicato alla promozione dell’imprenditoria giovanile e femminile e dei lavoratori già destinatari di ammortizzatori sociali. L’iniziativa prevede finanziamenti a piccole e medie imprese costituite da giovani, donne e destinatari di ammortizzatori sociali nei 24 mesi precedenti e per un periodo di almeno 6 mesi. L’iniziativa, sostanziatasi nella prestazione di garanzia su finanziamenti rilasciata ai soggetti finanziatori, ha offerto l’opportunità ad un target generalmente debole nel mercato del lavoro di accedere ai finanziamenti necessari all’avvio di un’attività di lavoro autonomo. Inoltre nell’ambito delle politiche di contrasto alla crisi economica è stato messo in campo un programma di salvataggio delle imprese sull’orlo del dissesto, che si sostanzia nella rilevazione delle quote societarie da parte dei lavoratori e nella prosecuzione dell’attività economica anche sotto forma di cooperativa.
18. Ad esempio in Emilia-Romagna una società spin-off dell'Università di Bologna, la Last Minute Market, nata in principio come attività di ricerca e diventata successivamente realtà imprenditoriale, ha  sviluppato progetti volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. In particolare la stessa ha attivato un sistema di donazioni/ritiri tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fiscali anche grazie al coinvolgimento degli enti locali delle prefetture e delle ASL. Attraverso l’analisi dei passaggi delle filiere agroalimentari è stato individuato dove e perché hanno origine gli sprechi e, di conseguenza, sono stati definiti modelli logistico-organizzativi che permettono di recuperare in totale sicurezza tutte le tipologie di prodotto, inclusi i prodotti che rientrano nelle categorie dei “freschi” e “freschissimi”.
Il modello inizialmente applicato ai prodotti alimentari è stato successivamente esteso anche ad altre tipologie di beni e di attività commerciali e produttive quali: i prodotti ortofrutticoli non raccolti e rimasti in campo, i pasti pronti recuperati dalla ristorazione collettiva (es. scuole, aziende), i farmaci da banco e i parafarmaci prossimi alla scadenza, i libri o beni editoriali destinati al macero.
Attualmente LMM sta sperimentando un nuovo servizio che si chiama “Ancora Utili” che prevede la raccolta e il riutilizzo di medicinali non scaduti provenienti dalle donazioni di privati cittadini, di ambulatori e strutture ospedaliere a favore degli enti no profit.
19. In Andalusia è stata creata una Rete regionale di supporto per gli imprenditori. Si tratta di uno strumento del governo dell'Andalusia al servizio di imprenditori, aziende e comunità. La Rete conta più di 200 centri di Business Support Development, costuiti da un team qualificato che fornisce servizi di supporto per la creazione e il consolidamento delle imprese e dell'occupazione. Oltre al sostegno per la creazione di imprese, il consolidamento e la modernizzazione, il team tecnico della rete fornisce servizi per identificare i settori emergenti di ciascun paese e svolge un ruolo di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui valori dell’imprenditorialità, dell'occupazione, della competitività e dell'innovazione.
La partecipazione all’interno della rete di cittadini e imprese implica un pieno coinvolgimento della società civile che diviene parte attiva nell’individuazione di soluzioni innovative in grado di rispondere più efficacemente alle necessità espresse dai territori (cfr. nota 5).
20. Queste linee d’intervento sono state individuate nell’ambito del contributo delle Regioni alla stesura dell’Action Plan nazionale 2012-2014 in tema di RSI.