prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 1° ottobre 2013

+T -T APPROFONDIMENTI

La prospettiva dello sviluppo territoriale nella programmazione 2014-2020


ITI - Differenze rispetto allo Sviluppo locale di tipo partecipativo e affinità con i progetti integrati territoriali (PIT)

- Le azioni di sviluppo locale di tipo partecipativo possono essere finanziate attraverso le risorse di un unico fondo e nell’ambito di un unico obiettivo tematico con una priorità d’investimento dedicata. Gli Investimenti territoriali integrati richiedono necessariamente il contributo finanziario di più assi/priorità d’investimento e generalmente di più fondi (26).  

- A differenza dello sviluppo locale partecipativo caratterizzato da un approccio bottom-up, in cui la spinta progettuale proviene dal territorio attraverso l’azione di animazione svolta dai GAL, negli Investimenti territoriali integrati l’approccio è di tipo top-down. È in effetti l’AdG/SM che, sulla base di una previa analisi delle esigenze di sviluppo di un territorio, definisce una strategia di sviluppo locale/urbano o sottoscrive un Patto territoriale, la cui attuazione richiede la realizzazione di interventi integrati per affrontare problemi di natura economica, sociale o ambientale.

- L’ITI può essere attuato da un solo ente locale - ad esempio una città - a cui l’AdG ha delegato i compiti di gestione e di esecuzione. Lo sviluppo locale di tipo partecipativo deve essere invece necessariamente attuato dalla comunità locale attraverso la costituzione di partenariati tra pubblico e privato; non può quindi essere attuato dai soli Comuni. Inoltre gli Investimenti integrati territoriali non richiedono alcun coinvolgimento delle comunità locali né nella fase di definizione della strategia di sviluppo territoriale né in quella di gestione ed attuazione dello strumento.

- Lo sviluppo locale partecipativo è una possibile modalità di attuazione di alcune componenti dell’ITI. Parte dell’ITI può essere infatti affidata alle comunità locali.


Gli investimenti integrati territoriali sembrano presentare taluni elementi di affinità con una modalità attuativa sperimentata dalle Regioni del Mezzogiorno nella programmazione 2000-2006: i progetti integrati territoriali (PIT).
Come i PIT anche gli ITI sono costituiti da un insieme di azioni che attraversano diversi settori, ma puntano a un obiettivo comune di sviluppo del territorio e necessitano di un approccio attuativo unitario e coerente. Al pari dei PIT devono inoltre inserirsi all'interno di una strategia di sviluppo urbano o un’altra strategia o patto territoriale con l’obiettivo di elaborare un sistema di attuazione unitario, organico e integrato, in grado di semplificare la gestione e consentire il raggiungimento degli obiettivi condivisi.
L’ITI si presenta al tempo stesso come uno strumento più flessibile dei PIT dal punto di vista dell’architettura della programmazione. Mentre i PIT, sebbene non fossero un'articolazione aggiuntiva rispetto agli assi e alle misure contenuti nei PO e nei CdP, dovevano essere comunque inseriti come documenti programmatici nei POR e nei Complementi di programmazione, non si riscontra una simile previsione per gli ITI, rispetto ai quali la proposta di regolamento generale (articolo 99 comma 2) si limita a sancire che “i PO devono individuare gli ITI previsti e stabilire la dotazione finanziaria indicativa di ogni asse destinata a  ciascuno di essi”.


 


Note:

(26)  Nell’esempio della CE si riscontra un’integrazione di politiche che contribuiscono allo sviluppo di una città (miglioramento dei servizi digitali nel campo dell’istruzione/formazione, della sanità ecc., rafforzamento della competitività delle imprese, iniziative per migliorare la qualità dell’ambiente e favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, sostegno all’apprendimento attraverso dotazioni infrastrutturali per le scuole e garantendo pari opportunità di accesso ad un’istruzione di qualità) a cui corrisponde un’integrazione di Fonti di finanziamento Fse e Fesr.