prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 31 marzo 2017

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Verso il Pilastro europeo dei diritti sociali. I lavori della Conferenza europea di Bruxelles


I tavoli di lavoro tematici della Conferenza europea

La Conferenza di Bruxelles ha condensato l’ampio dibattito sul contenuto ed il ruolo del Pilastro europeo sui diritti sociali, concludendo il processo iniziato fin dal primo annuncio del presidente Junker nel settembre 2015. La discussione scaturita dai lavori della Conferenza del 23 gennaio u.s. fornirà elementi fondanti ulteriori, affinché la Commissione europea possa preparare la sua proposta su come assicurare equità e giustizia sociale in Europa, attesa proprio per questo marzo 2017.

I lavori della Conferenza si sono svolti in una giornata unica, distinti in sessioni tematiche parallele e generali di apertura e di chiusura, con le conclusioni affidate al presidente Junker, che ha partecipato attivamente al dibattito di tutta la sessione pomeridiana. Commissari, ministri, rappresentanti e funzionari di istituzioni, Ong, associazioni europee datoriali e sindacali, hanno costituito i panel degli oratori, i quali hanno esposto le proprie tesi su temi specifici e risposto alle domande del pubblico invitato. I gruppi di lavoro sono stati intitolati coi temi cardine del Pilastro, di cui diamo una breve traccia qui di seguito. Per l’Italia, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Poletti è stato uno dei rapporteur invitati ad illustrare e commentare i contenuti del workshop C “Pari condizioni di lavoro per tutti”.

Workshop A: “Accesso ai mercati del lavoro e competenze per lo sviluppo”. Per contribuire alla crescita e alla competitività dell’Europa è essenziale garantire che ogni persona abbia eguale accesso al mercato del lavoro, rafforzando e accelerando l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze tecnologiche e informatiche, in modo da accrescere le opportunità di trovare lavoro, tornare a lavorare o intraprendere una nuova occupazione, così come guadagnare introiti ed evitare l’esclusione sociale. Ciò per evitare gli ostacoli che portano alla mancanza di un supporto ad un’effettiva attivazione, come pure alla presenza di discriminazione diretta o indiretta (ad es. con riferimento al genere, l’etnia, la disabilità), nonché alle difficoltà nella conciliazione vita-lavoro e nella responsabilità di cura delle persone. Un monitoraggio dell’OCSE ha rilevato che serve rafforzare conoscenze e competenze di base, insieme ad un utilizzo intelligente della tecnologia e ad un’alta conoscenza dell’informatica. Dunque l’inserimento al lavoro è esso stesso motivo di inclusione; ma servono istruzione e formazione per tutto l’arco della vita lavorativa.

Workshop B: “Lotta alla povertà”. Disoccupazione, partecipazione insufficiente dei genitori al mercato del lavoro e basso reddito sono stati rintracciati quali i principali fattori che conducono soprattutto alla povertà infantile o esposizione a questo rischio: i bambini poveri costituiscono, infatti, un target di particolare importanza e il 27% di tutti i bambini in Europa è a rischio povertà o esclusione sociale. Un europeo su quattro è a rischio povertà od esclusione sociale e i lavoratori poveri sono quasi il 10% di tutta la popolazione lavorativa; inoltre l’accesso all’attivazione di benefici e di servizi è spesso basso o frammentato, rendendo difficile alle persone - insieme ad un debole impatto delle misure di sostegno al reddito - di ottenere il supporto di cui hanno bisogno, specialmente le persone con disabilità o non più abili al lavoro precedente. I Paesi membri offrono un panorama politico economico e sociale molto differenziato e gli squilibri ribaltano il loro impatto su fasce di popolazione più vulnerabili. Sono state presentate soluzioni in relazione ad assicurare un sostegno adeguato al reddito, accesso a servizi di qualità ed abilitanti, nonché connessione a politiche di attivazione dove necessarie, con un’enfasi particolare su strategie integrate a favore dell’infanzia e delle persone con disabilità, anche sopravvenute.

Workshop C: “Pari condizioni di lavoro per tutti”. La discussione si è focalizzata sugli effetti del cambiamento del tradizionale rapporto datore di lavoro-lavoratore, nonché sulle differenze esistenti tra trattamento di lavoro standard ed altre forme di impiego, implicazioni per la salute e implicazioni per la sicurezza sul lavoro, nonché il correlato bisogno di aggiornare e strutturare meglio l’acquis europeo in materia di lavoro. Nuove forme di lavoro e sviluppi tecnologici stanno cambiando i modelli di business e i meccanismi salariali. Si è indagato come poter costituire mercati del lavoro più dinamici a fronte delle nuove forme di lavoro e degli sviluppi tecnologici, per raggiungere e garantire lavoro e sicurezza ai lavoratori. Ciò per evitare che soluzioni diverse diano luogo a fenomeni di delocalizzazione e dumping sociale. Focus anche sugli effetti del cambiamento del rapporto datore di lavoro-lavoratore, nonché sulle differenze esistenti tra trattamento di lavoro standard ed altre forme di impiego, implicazioni per la salute e per la sicurezza sul lavoro. I governi devono guidare in maniera coordinata i benefici introdotti dalla tecnologia, affinché si possano diffondere in tutta la società, mettendo però l'essere umano al centro di ogni processo innovativo.

Workshop D: “Il futuro del Lavoro”. L’economia europea sta cambiando profondamente, largamente potenziata da tecnologie internet, digitali e robotica, che portano la promessa di una guadagno in termini di ampia produttività. A corredo vi sono contratti a breve termine, accordi di lavoro più indipendenti e flessibili, crescita della “GIG e sharing economy”, che comporteranno una domanda di nuove competenze e abilità nel mercato del lavoro. Eppure accanto al capitale tecnologico che avanza velocemente, il capitale umano non sta al passo alla stessa velocità: l'innovazione tende ad essere più rapida della nostra capacità di comprenderla. Altra conseguenza indesiderata dovuta a questi cambiamenti è rappresentata da una polarizzazione tra diverse categorie di lavoratori, separati da una forbice sociale in alcuni casi drammatica. Pertanto è urgente governare il cambiamento, assicurando la diffusione dei benefici introdotti dalla tecnologia in tutta la società. L'essere umano deve essere posto al centro di ogni processo innovativo, rinnovando nel contempo il modello sociale europeo. Sarà quindi fondamentale prevenire ulteriori squilibri lavorativi e di vita, mediante un miglior incontro tra richiesta di competenze nel mercato del lavoro, sviluppando intermediari per supportare i fornitori di servizi nell’economia collaborativa, creando migliori condizioni per creare imprenditorialità e nuove start up, nonché la capacità per gli imprenditori di assumere rischi d’impresa e di disporre di servizi mirati.

Workshop E: “Il futuro della protezione sociale”. Gli Stati europei sono accomunati dalla diffusione di forme di impiego a basso reddito, in condizioni di lavoro precarie, discontinue e a basso livello di protezione sociale, soprattutto per alcune fasce deboli della società (giovani, donne, migranti). La diseguaglianza nell’accesso alla protezione sociale è diventata più preminente dopo le recenti trasformazioni del mercato del lavoro (vite lavorative sempre più diverse, lavori e forme di impiego multipli, interruzione di carriere, mobilità crescente, cambiamenti professionali interni al tempo di vita di ciascuno). Non esiste, però, una soluzione unica, perché a fianco di alcuni Paesi in cui la disoccupazione resta molto elevata, in altri si è vicini al pieno impiego; tutti sono però accomunati dalla diffusione di forme di impiego a basso reddito, in condizioni di lavoro precarie, discontinue e a basso di livello di sicurezza sociale, nonché di protezione contro la discriminazione, specie per giovani, donne e migranti, ufficialmente identificati come fasce più deboli della società. La discussione si è incentrata sulla necessità di assicurare equa copertura della protezione sociale tra differenti forme di lavoro; altresì, su come promuovere la trasferibilità dei diritti tra lavori diversi e forme di carriera diverse, specialmente per garantire ai giovani un’equa riforma della protezione sociale.

Workshop F: “La dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria”. I costi sociali che incidono nelle recenti crisi continuano fortemente a pesare su molti Paesi europei; di contro i Paesi con mercati più inclusivi, sistemi di welfare efficienti ed efficaci e stabilizzatori automatici efficienti sono più resilienti agli shock economici, sperimentando meno strappi sociali; aumenta quindi la capacità delle economie nazionali di rispondere agli shock e contribuire alla crescita della produttività e alla coesione sociale a lungo termine. Questo è quanto più rilevante per l’area euro, dove i Paesi partecipanti non hanno a loro disposizione strumenti di politica monetaria indipendente. La governance di politiche economiche e sociali a livello europeo richiede legami del Pilastro europeo dei diritti sociali col semestre europeo, coi suoi strumenti di implementazione, ad es. il benchmarking e gli strumenti fiscali, che potrebbero essere mobilitati al meglio per portare avanti la convergenza socio-economica. Anche il dialogo sociale deve diventare parte della dimensione sociale, sempre riguardo al semestre europeo. Sono tuttavia necessarie linee di finanziamento dedicate al Pilastro.