prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 31 marzo 2017

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Verso il Pilastro europeo dei diritti sociali. I lavori della Conferenza europea di Bruxelles


Conclusioni enucleate dalle sessioni generali

Il dibattito svoltosi nelle sessioni generali è stato denso di proposte e di moniti, per poter stilare un’agenda politica in materia di diritti sociali. Riportiamo alcune tra le più rappresentative delle dichiarazioni espresse, come sintesi del dibattito generale, dal quale la Commissione europea potrà trarre spunto per stendere il programma di lavoro nell’ambito del Pilastro europeo dei diritti sociali:

- il Pilastro potrà apportare un contributo fondamentale al ravvicinamento e al coordinamento delle politiche e dei diritti sociali negli Stati membri: dopo anni di crisi, alti tassi di disoccupazione e austerità, si avvertiva decisamente la necessità di un dibattito politico sui diritti sociali;

- l'auspicio comune è che la Commissione europea traduca rapidamente in azioni concrete quanto enunciato nella sua proposta: non c'è pilastro sociale se non c’è una politica economica e di bilancio coerente; in altre parole, le politiche economiche e le politiche sociali dovranno costituire le due facce della stessa medaglia. Da qui è scaturita la richiesta di un migliore coordinamento delle politiche economiche e sociali tra il livello europeo e quello nazionale nel quadro del semestre europeo;

- l'Unione europea è competente per coordinare le politiche in materia di occupazione degli Stati membri; questo coordinamento è stato formalizzato nel contesto della strategia Europa 2020 ed è attuato annualmente mediante il semestre europeo; le Raccomandazioni del Consiglio, peraltro, hanno funzionato come importanti strumenti per definire ed orientare l’agenda politica; gli obiettivi di Europa 2020 hanno funzionato da incentivo per azioni nazionali e locali e il momento è maturo, affinché anche il diritto europeo in ambito sociale diventi vincolante;

- il Pilastro dovrà trattare anche di equità e di competitività; le politiche sociali non vanno viste come fonte di spesa, ma come fattore di crescita e sviluppo; accanto alle politiche macroeconomiche e di bilancio si dovrà trattare di politiche industriali, servizi e creazione di imprenditorialità;

- le disparità territoriali incidono fortemente sulla capacità dell’individuo di accedere a beni e servizi pubblici essenziali (istruzione, assistenza sanitaria, lavoro e opportunità economiche); al momento di elaborare e attuare le politiche socioeconomiche, si potrà conferire valore aggiunto rafforzando ed evidenziando l'importanza della dimensione territoriale; i diritti sociali sono già parte del core business della politica di coesione territoriale;

- servono mercati del lavoro resilienti e sistemi di protezione sociale più efficienti per rafforzare l’Unione economica e monetaria: le prestazioni di disoccupazione, i servizi di collocamento, le politiche attive del lavoro ed altresì l’accesso alle competenze e alla formazione professionale potranno rafforzarne la resilienza; ma i medesimi mercati del lavoro dovranno essere riprogettati, visto che stanno funzionando a due velocità, non consentendo equo accesso a giovani, donne, migranti; inoltre si dovrà porre attenzione al ruolo del dialogo sociale e della contrattazione collettiva sottoposte a queste nuove circostanze;

- è stata evidenziata la necessità di un ruolo più forte per le parti sociali: rafforzando il coinvolgimento delle parti sociali nel processo del semestre europeo a livello sia nazionale sia della UE, ne uscirà rafforzata anche la legittimità democratica dell'Unione;

- l'acquisizione, attraverso l'istruzione e la formazione, delle competenze e l'accesso all'apprendimento permanente costituiscono una base salda a fronte delle mutevoli realtà del lavoro, nonché il far corrispondere le competenze alle esigenze del mercato del lavoro;

- va aggiornato e strutturato meglio l’acquis europeo in materia di lavoro in funzione di un’agenda sociale europea, nel cui ambito la competitività e la giustizia sociale si integrino a vicenda e in cui un elemento essenziale sia costituito da salari equi, settore in cui la UE ha competenze di coordinamento e che è disciplinato da disposizioni nazionali; l’occasione è propizia per rilevare anche l’esigenza di un equo rapporto vita/lavoro.