prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 20 dicembre 2018

+T -T Esperienze

L’attuazione degli ITI nel ciclo 2014-2020: un primo bilancio e il confronto tra due esperienze delle Regioni Basilicata e Sardegna

di T. Cianni, D. Cutro, M. Pace
Tecnostruttura

L’ITI è uno strumento di sviluppo territoriale introdotto, nella programmazione dei fondi SIE 2014-2020, allo scopo di consolidare la dimensione locale della Politica di Coesione (1).

Il presupposto di fondo che ha indotto la Commissione europea a proporre tale strumento è che il successo nello sviluppo territoriale possa essere più efficacemente raggiunto attraverso un approccio integrato alle diverse dimensioni della vita; combinando in un policy mix misure relative al rinnovamento “fisico” con iniziative volte a promuovere l'istruzione, lo sviluppo economico, l'inclusione sociale e la protezione dell'ambiente, al fine di massimizzarne gli impatti.

L’ITI consente, infatti, di sostenere azioni integrate in quanto offre la possibilità di combinare finanziamenti legati a diversi Assi dello stesso programma (FESR o plurifondo) o provenienti da programmi diversi. Si tratta in ogni caso di una modalità opzionale per l’attuazione di strategie territoriali integrate, essendo rimessa agli Stati membri la scelta se avvalersene o meno.

A livello europeo - come emerge da uno studio della CE del dicembre 2017 (2) - venti Stati membri, cogliendo la sfida dello sviluppo locale integrato, hanno dato impulso ad ITI per l’attuazione di strategie territoriali multidimensionali, destinandovi un ammontare di finanziamenti pari a 13,8 miliardi di euro. Circa l'85% di questo importo, € 11,8 miliardi, è stato finanziato nell'ambito del FESR, il 12% tramite il FSE (1,7 miliardi di euro), il resto attraverso il Fondo di coesione (0,3 miliardi di euro).

Il ricorso all’ITI risulta prevalentemente indirizzato all’implementazione delle Strategie Urbane per lo sviluppo sostenibile (15 Stati membri); al di fuori di tale ambito 12 Stati membri hanno utilizzando l’ITI per lo sviluppo di altre aree. Tra queste risultano prioritarie le aree rurali, alle quali si aggiungono quelle che presentano particolari caratteristiche geografiche come i bacini fluviali e le regioni montuose.

Nella medesima direttrice si colloca l’Italia, la quale ha dato avvio alla realizzazione di ITI prevalentemente in ambito Urbano. In allegato si propone un focus dedicato all’analisi di due esperienze realizzate in Basilicata e Sardegna.

L’attuazione degli ITI nei diversi Stati UE ha evidenziato come gli stessi rappresentino un mezzo efficace per fornire una risposta integrata ad una pluralità di esigenze di sviluppo a livello locale, promuovendo al contempo un maggiore coinvolgimento degli attori locali nel disegno e nell’implementazione delle strategie di sviluppo territoriale. Il loro utilizzo in aree urbane funzionali ha fatto emergere, inoltre, l’importante ruolo che essi possono giocare nello stabilire legami più stretti tra le aree urbane e il loro entroterra rurale.

Questa visione positiva è condivisa dalla Commissione europea la quale, nella relazione strategica del 2017 sull'attuazione dei fondi SIE, ha rilevato come il ricorso agli ITI abbia condotto ad un cambiamento di approccio nella programmazione delle politiche di sviluppo territoriale, promuovendo una maggiore cooperazione tra diversi settori e rafforzando il coinvolgimento delle autorità locali e degli altri stakeholders nello sviluppo regionale.

Cionondimeno, come delineato nella settima relazione della Commissione europea sulla coesione economica, sociale e territoriale (3), gli Stati membri sono stati poco propensi ad un pieno utilizzo degli ITI, probabilmente in ragione di alcune criticità dello strumento che lo rendono poco attrattivo per le autorità chiamate a gestirlo.

Un gruppo di stakeholders (Comitato delle Regioni, Comitato Economico e Sociale, AdG, autorità locali e attori del territorio) ha segnalato una serie di ostacoli all’attuazione dell’ITI, che il Parlamento europeo ha sintetizzato nel suo studio sull’implementazione dell’ITI e le prospettive per il post 2020 (4). Una prima difficoltà evidenziata dai diversi attori riguarda la complessità dello strumento, il quale combina investimenti provenienti da più fonti di finanziamento con regole gestionali diverse. Alla stessa stregua è stata sottolineata la complessità dell’attuazione; la designazione delle autorità locali quali Organismi Intermedi, nel caso in cui vengano loro delegate le funzioni di gestione, è considerato (in particolare dal COR) un onere amministrativo sproporzionato date le scarse risorse e i poteri piuttosto limitati conferiti a dette autorità.

Alcuni hanno rilevato come le autorità locali non dispongano sovente delle risorse necessarie, anche in termini di know how tecnico per l’implementazione degli ITI; ciò ha determinato un limitato coinvolgimento dei partner locali, allo scopo di scongiurare il rischio che l’ITI non venga attuato con successo. In aggiunta viene rimarcato come la combinazione in un unico strumento di priorità e obiettivi di diversi programmi conduca ad una maggiore burocrazia con conseguente aumento degli oneri amministrativi, in particolare per le autorità locali coinvolte nell’attuazione degli ITI.

I citati attori, nell’ottica di rendere lo strumento più flessibile e funzionale nel futuro periodo di programmazione, hanno presentato una serie di proposte per il post 2020, trovando un terreno comune su questioni come: la garanzia di un uso più ampio degli ITI; un approccio basato sul territorio, che veda una definizione degli ITI in una logica bottom up non top down; la necessità di maggiore semplificazione, a livello di regole e di procedure, per garantire un più efficace coinvolgimento delle autorità locali nella selezione dei progetti; la necessità di rafforzare la capacità istituzionale delle autorità locali, attraverso iniziative formative e di supporto/accompagnamento per garantire il successo dello strumento.

 

La scheda esplicativa ITI della Regione Basilicata è a cura di Donatella Cutro, quella della Regione Sardegna è a cura di Maria Pace, entrambe collaboratrici di Tecnostruttura nell'ambito del progetto "Mezzogiorno".

 

 


Note:

(1): Per una disamina puntuale degli elementi distintivi dell’ITI e dell’utilizzo previsto nei POR FSE si rinvia alla scheda specifica pubblica sul QT del 22 dicembre 2017.

(2): Cfr. "Integrated territorial and urban strategies: how are ESIF adding value in 2014-2020?" - Final report 

(3): Cfr. "Seventh report on economic, social and territorial cohesion"

(4): Cfr.  Integrated territorial investment – Implementation and future prospects- Marzo 2018.

Documento allegato: ITI-Basilicata
Documento allegato: ITI-Sardegna