prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 31 marzo 2022

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Green e digital, le competenze e le professioni del futuro per le generazioni di oggi e di domani

In questa sezione:


Le competenze del futuro

Per garantire una transizione equa verso un’economia verde e digitale si dovrà puntare sull’acquisizione di nuove competenze (upskill) e sulla riqualificazione professionale (reskill), per la forza lavoro potenziale e quella già esistente: tale transizione dovrà imprimere una spinta per mirare a nuove professionalità, a nuovi mercati ed essere al centro delle strategie pubbliche e private.

In un momento in cui competenze digitali e competenze specialistiche sono cruciali per l'occupazione futura, 2 europei su 5 sono carenti in alfabetizzazione digitale (1) ed è in aumento il rischio della disoccupazione strutturale e di lunga durata, che comporta la perdita di competenze della forza lavoro. Anche per i giovani che entrano ora sul mercato del lavoro appare più difficile trovare la prima occupazione. Prendendo in considerazione alcuni dati forniti dal Fondo monetario internazionale (FMI), dal 2020 queste sono le fasce di popolazione a rischio di disoccupazione o inattività a livello globale: soggetti senza un’istruzione universitaria, giovani lavoratori, forza lavoro femminile (per le cause indicate prima), lavoratori part time, lavoratori di PMI, lavoratori informali, profili professionali di “primo ingresso” normalmente associati a un basso grado di autonomia lavorativa e alla scarsa “conduzione da remoto” delle mansioni (2).

Un interessante studio (3), condotto per approfondire le dinamiche occupazionali italiane dei prossimi dieci anni, ha isolato set di competenze per il futuro necessarie per l’evoluzione del mercato del lavoro in Italia, sulla base della classificazione nazionale delle professioni CP2011 di ISTAT, raccordata con le omologhe europee e internazionali. In sintesi, è stato isolato un primo nucleo di competenze fondamentali, mediante le quali appare necessario rafforzare i programmi di formazione di competenze tecniche e specialistiche; queste infatti dovranno essere sempre accompagnate dal rafforzamento delle conoscenze di base e delle cosiddette soft skills: apprendimento attivo, adattabilità, capacità di anticipazione, pensiero critico, problem solving, comprensione degli altri. Da notare che, per migliorare l’occupabilità dei giovani come pure per completare un percorso di riqualificazione dei lavoratori, a queste competenze fondanti per ogni intervento formativo e con ricaduta ad ampio spettro su tutte le professioni, si associa la capacità di proporre idee, innovare o risolvere problemi.

Alle soft skills vanno accompagnate poi le competenze aggiuntive, capaci di amplificare e far fruttare al meglio le competenze specifiche richieste per le diverse professioni, e cioè la capacità di analisi, le conoscenze e le abilità tecniche, le strategie di apprendimento; essendo misurabili e quantificabili, risultano essere integrabili con facilità all’interno dei percorsi di formazione e istruzione.

Infine si aggiungono le competenze ibridanti che vanno dalle conoscenze informatiche, alla capacità di valutazione, all’originalità. Riferendosi a professioni future, si tratterebbe di prendere in considerazione competenze che appaiono maggiormente connesse ai processi trasformativi complessi, caratterizzati dallo scomporsi e ricomporsi di set di competenze; a queste verrebbero aggiunte competenze normalmente associate ad altre professioni, arrivando a comporre set tendenzialmente composti da tre competenze, andando quindi a modificare le professioni per adeguarle alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Le nuove competenze (di natura sociale, sistemica, relative alla gestione del tempo) sono state identificate in ordine di ricorrenza nei processi trasformativi in atto. C’è da dire, tuttavia, che con grande probabilità ci dovrà essere spazio per nuove competenze che facciano seguito allo sviluppo dei processi di innovazione (4).

Le competenze fondamentali su cui investire per il futuro comporteranno l’impiego di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private, ma anche e soprattutto una nuova organizzazione dei sistemi di istruzione e formazione, poiché il fabbisogno di competenze e i livelli di istruzione stanno aumentando rapidamente nell'economia verde e digitale (5). La futura forza lavoro dell'UE avrà probabilmente un maggior livello di istruzione e sarà più capace di adattarsi alla natura mutevole del lavoro e all'intelligenza aumentata. Entro il 2050, il 54 % di tutti gli operatori del mercato del lavoro dovrebbe avere un livello di istruzione superiore (6). Appare quindi necessario innanzitutto agire fin dai primi livelli del sistema educativo per garantire un’adeguata alfabetizzazione digitale, sia nell’utilizzo degli strumenti sia nella conoscenza di concetti come internet of things (IoT), intelligenza artificiale (AI), fino ad arrivare all’internet of bodies (IoB); successivamente si dovrà prevedere un’attività formativa mirata e innovativa che, coinvolgendo tutti gli attori del sistema (cittadini, imprese e istituzioni), sia in grado di trasferire le competenze hard e soft al lavoratore, in particolare ai giovani e alle donne.

Altro aspetto da considerare è che, la transizione digitale ha messo in luce come, per inserirsi meglio nel mercato del lavoro e per l'integrazione sociale, le competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) o meglio ancora le STEAM (Science, Technology, Engineering, Art and Mathematics) serviranno a formare le professioni del domani. Le competenze STEAM serviranno ai giovani per sviluppare il pensiero critico e la creatività, per risolvere i problemi, per connettere tra loro principi e regole, per valutare in maniera innovativa le informazioni, per inventarsi un lavoro. La componente chiave di queste competenze è l’integrazione, l’apprendimento interdisciplinare: esso dovrà essere basato sulla contaminazione e l’intreccio di saperi e pratiche, allo scopo di formare studenti e lavoratori preparati ad un mondo del lavoro che ha abbandonato i saperi e i lavori “a silos”, ma che sarà sempre più caratterizzato dalla interdisciplinarietà.


Note:

(1): Indice di digitalizzazione dell'economia e della società, DESI 2020, 2021;

 

(2): FMI, Teleworking is Not Working for the Poor, the Young, and the Women, 7 luglio 2020;

 

(3): Il Futuro delle Competenze in Italia, EY, ManpowerGroup, Pearson, febbraio 2021;

 

(4): Il Futuro delle Competenze in Italia, EY, ManpowerGroup, Pearson, febbraio 2021;

(5): COM (2021) 750 final dell’8.9.2021, Relazione di previsione strategica 2021- Capacità e libertà di azione dell’UE;

(6): JRC (2019), Demographic scenarios for the EU: migration, population and education (Scenari demografici per l'UE: migrazione, popolazione e istruzione).



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