prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 31 marzo 2017

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Il ruolo delle Regioni e P.A. nel confronto sulla definizione del decreto di riforma degli IP

di Flavio Manieri
Tecnostruttura - Settore Istruzione E Formazione

Lo scorso 9 marzo, in sede di Conferenza Unificata, le Regioni e Province autonome hanno restituito il parere favorevole sullo “Schema di decreto legislativo recante revisione dei percorsi dell'istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell'istruzione e formazione professionale, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107”. Il parere è stato solo l’ultimo atto di un percorso di confronto lungo e articolato e che di fatto non può intendersi ancora concluso. Infatti, la delega al governo prevede ulteriori passaggi definitori, necessari a rendere effettive e operative le previsioni del richiamato decreto.

Dalla “Buona scuola” al decreto di revisione:

La legge sulla “Buona scuola”, al comma 181, lettera d, dell’art. 1, ha previsto una delega specifica per la revisione, attraverso un decreto legislativo dei percorsi dell'istruzione professionale, nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, nonché in raccordo con i percorsi dell'istruzione e formazione professionale, attraverso:
1) la ridefinizione degli indirizzi, delle articolazioni e delle opzioni dell'istruzione professionale;
2) il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali anche attraverso una rimodulazione, a parità di tempo scolastico, dei quadri orari degli indirizzi, con particolare riferimento al primo biennio.

Tale provvedimento doveva essere inizialmente adottato entro 18 mesi dalla data di pubblicazione della legge n. 107/2015. I tempi però sono stati ridefiniti in seguito all’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, che ha influito sull’ultima stesura dello schema di decreto legislativo: alcuni passaggi della riforma della “Buona scuola” erano stati immaginati all’interno di un disegno politico complessivo che faceva perno proprio sulla riforma costituzionale bocciata dal referendum.

Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nei primi mesi del 2016, ha costituito un tavolo ad hoc, coinvolgendo in qualità di rappresentante delle amministrazioni locali anche il Coordinamento delle Regioni, incaricato di operare per dare attuazione alla delega. Le Regioni e Province autonome hanno in quell’occasione formulato una prima ipotesi di stesura del decreto legislativo segnalando gli aspetti reputati maggiormente influenti con riferimento alla possibilità di operare un raccordo effettivo degli istituti professionali (IP) con la IeFP, nell’ottica di tentare di percorrere la strada del sistema professionalizzante unico in Italia. Ciò chiaramente in continuità e in completa coerenza con quanto precedentemente segnalato all’interno del contributo prodotto sul dibattito per la “Buona scuola” (si veda al riguardo “Per un contributo al dibattito sulla Buona scuola” documento approvato in Conferenza delle Regioni e P.A. e inviato dal presidente Sergio Chiamparino al presidente del Consiglio e al ministro dell’Istruzione già nell’ottobre del 2014). Nel merito, le Regioni hanno ritenuto che la volontà del legislatore nel redigere il comma 181, lettera d) sia stata particolarmente chiara laddove si è pronunciato sulla necessità della riforma degli IP nel rispetto dell’art. 117 della Costituzione in raccordo, dunque, con il sistema di IeFP di competenza regionale, che ha mostrato evidenti risultati sia in termini di recupero di soggetti particolarmente a rischio dispersione, ma anche con riguardo alle reali possibilità di impiego che è stato in grado di garantire. Le Regioni nel confronto hanno segnalato sin da principio l’opportunità di orientarsi verso la strutturazione di un percorso degli IP articolato secondo un modello a sviluppo verticale, che fosse in grado di interfacciarsi direttamente con quello della IeFP regionale. Quest’ultima è articolato in una qualifica triennale, alla quale si aggiunge un ulteriore anno per il raggiungimento del diploma professionale e un eventuale ulteriore anno per l’acquisizione di un diploma IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), che può dare accesso alla formazione terziaria professionalizzante.

Per tale ragione la proposta delle Regioni è stata quella di prevedere un’articolazione dei percorsi di IP quinquennale in grado di garantire a ogni studente:

- la possibilità di scegliere se frequentare un percorso con un’articolazione quinquennale, finalizzato al conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore ovvero una qualifica triennale o un diploma professionale quadriennale e comunque, a prescindere dalla scelta operata, la certezza di seguire un percorso personalizzato per acquisire oltre che le competenze tecniche specifiche necessarie all’esercizio della professione relativa alla qualifica che si intende conseguire, anche le competenze chiave di cittadinanza, i saperi e le competenze necessarie per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione;

- la reversibilità delle scelte in ogni momento del percorso formativo, facilitando i passaggi degli studenti da un canale all’altro, dopo il primo triennio e/o quadriennio, prevedendo al contempo la confrontabilità diretta tra lo sviluppo verticale dei percorsi regionali di IeFP e il percorso di diploma quinquennale di istruzione professionale.

Prevedere le medesime possibilità di passaggio e rientro da un sistema all’altro significherebbe, infatti, nella visione delle Regioni, riconoscere in primo luogo pari dignità ai sistemi, e conseguentemente i medesimi diritti e la condivisione del medesimo status per tutti gli iscritti al canale professionalizzante, a prescindere dal fatto che si trovino nel canale a gestione scolastica (IP) o a gestione regionale (IeFP). È in quest’ottica che le Regioni hanno chiesto ad esempio di considerare la possibilità di sostenere l’esame di Stato previsto al termine dei percorsi quinquennali degli IP anche da parte di coloro che hanno frequentato un quinto anno nel sistema regionale parallelo, prevedendo fin d’ora gli opportuni raccordi e interventi didattici integrativi per raggiungere tale obiettivo.

Il MIUR ha quindi inviato una prima versione del decreto legislativo in questione alle Regioni e P.A., che per parte loro hanno apprezzato innanzitutto lo sforzo e la volontà di riprendere alcuni degli elementi che maggiormente hanno qualificato il sistema di IeFP fino ad oggi. Ad esempio la metodologia di apprendimento induttivo; l’organizzazione dei percorsi formativi per unità di apprendimento; la personalizzazione del percorso attraverso i Piani Formativi Individuali (PFI) e la possibilità di curvare gli indirizzi di studio in funzione di specifiche esigenze formative entro quote di flessibilità del quadro orario complessivo; la possibilità di ampliare l’offerta formativa mediante accordi con specialisti del mercato del lavoro e partenariati territoriali per il potenziamento delle esperienze laboratoriali e di alternanza scuola-lavoro. Ciononostante continuavano a permanere nella proposta del MIUR alcune criticità, la cui risoluzione, a parere regionale, avrebbe consentito di disporre di un testo maggiormente in linea con il dettato della legge delega.

Le Regioni e Province autonome hanno costantemente sottolineato che il mandato della delega può ritenersi assolto unicamente a patto che si operi un raccordo effettivo con quanto in essere sul versante della IeFP, sistema che ha mostrato risultati evidenti e positivi sia in termini di recupero di soggetti particolarmente a rischio dispersione, sia in termini di reali possibilità di impiego che è stato in grado di garantire.

È per tale ragione che in occasione dei due confronti tecnici in sede di Conferenza Unificata (rispettivamente il 9 febbraio 2017 e il 6 marzo 2017), le Regioni e P.A. hanno presentato tutta una serie di emendamenti puntuali al testo, argomentando e sostenendo puntualmente le proprie posizioni con riguardo alla riorganizzazione del Sistema, sempre nell’intento di garantire il reale riconoscimento della pari dignità tra il canale di IeFP e quello degli IP, anche tramite il consolidamento e il rinvigorimento dei finanziamenti ad esso destinati. Ora, come accennato in premessa, appena sarà pubblicato il decreto, si tratterà di avviare e portare presto a conclusione gli step ulteriori previsti per la definizione e messa a regime del sistema disegnato.

L’auspicio è che, non si registrino ritardi sui tempi previsti, che potrebbero determinare situazioni di disagio e incertezze sui territori, soprattutto con riferimento a quelle realtà che hanno fatto forte riferimento alla sussidiarietà (integrativa o complementare che fosse) per la definizione dell’offerta professionalizzante sui propri territori.

Successivamente alla pubblicazione del decreto legislativo in questione, Tecnostruttura opererà un’analisi puntuale dell’articolato, nell’ottica di restituire maggiori informazioni al riguardo, ma anche una lettura critica che possa essere utile all’individuazione, se del caso, di ulteriori possibili soluzioni con riferimento all’argomento trattato.