prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 30 settembre 2019

+T -T Esperienze

Green e Blue Economy: misure integrate tra sviluppo locale e occupazione in Sardegna


Le aree interne in Regione Sardegna

di Roberto Doneddu
Autorità di Gestione del PO FSE 2014-2020 della Regione Sardegna

di Maria Pace
Collaboratrice di Tecnostruttura nell'ambito del “Progetto Mezzogiorno"

Nell’ambito delle politiche di sviluppo territoriale, la Regione Sardegna attraverso le risorse del POR FSE 2014/2020, ha avviato e sta realizzando un importante intervento per promuovere il potenziamento della “Green & Blue Economy”; l’iniziativa si inserisce in un più ampio sistema di azioni complementari e sinergiche che prevedono il cofinanziamento sia del FSE che del FESR, al fine di realizzare un’integrazione tra:

• azioni formative, attraverso le quali si intendono rafforzare le competenze professionali dei destinatari e favorirne l’inserimento lavorativo;
• azioni di sviluppo locale, finalizzate alla creazione di nuove realtà imprenditoriali e al consolidamento di quelle esistenti, grazie alle innovazioni di processo e di prodotto nei settori emergenti della “Green & Blue Economy”.

Alcune linee di attività dell’iniziativa, di cui si darà una descrizione a seguire, sono particolarmente attente al tema delle aree interne con l’obiettivo di dare un contributo alle politiche di contrasto dello spopolamento.
In ambito regionale, sono 315 i comuni classificati quali “aree interne”, pari al 83,55%, contro il 51,71% a livello nazionale; occorre considerare anche la dimensione demografica media dei comuni sardi che presentano una densità ben al di sotto dei valori nazionali (41,9 abitanti nelle aree interne della Sardegna e 73,8 in quelle a livello nazionale). Secondo alcuni recenti studi, 31 comuni su 377 sarebbero a rischio estinzione entro i prossimi sessant’anni: 4 in montagna, 26 in aree collinari interne e uno in zona di collina litoranea.

Lo spopolamento, si sa, è un fenomeno diffuso e composito, non solo sardo e non solo italiano. La dotazione di servizi, le infrastrutture, la possibilità di mobilità, assieme a economia e lavoro sono certamente fattori determinanti, ma non sono però gli unici: un fattore multidimensionale è l’affermazione egemonica, non da oggi, di un modello di vita “urbano” che ingloba molti dei fattori precedenti, con l’aggiunta di un fattore difficilmente quantificabile che riguarda la densità dei reticoli sociali (network).
L’unico efficace antidoto alla grande fuga dalle zone interne è il lavoro, perché se c’è lavoro i giovani restano nella loro terra e lì costruiscono il loro futuro, mettendo in moto un meccanismo virtuoso che muove l’economia e genera sviluppo. È fondamentale allo stesso tempo l’aggregazione dei Comuni, soprattutto i più piccoli, per garantire quei servizi che non è pensabile avere in ogni centro, e dunque per assicurare una buona qualità della vita.

La Regione, in accordo con quanto indicato nel Rapporto Barca, si è mossa e si sta muovendo consapevole che il contrasto attivo dello spopolamento deve comportare un intervento diretto su due macro ambiti interdipendenti e fortemente integrati: il “mercato” e il “lavoro”. Il mercato, ovvero il rilancio della produzione di beni e servizi a livello territoriale, deve essere capace di creare lavoro, affinché la popolazione residente possa vedere soddisfatta la propria domanda di lavoro e, di conseguenza, si inverta la tendenza allo spopolamento. Allo stesso tempo, l’offerta di lavoro a livello territoriale rappresenta una delle condizioni necessarie per incidere positivamente sui saldi migratori. Da un lato, in assenza di lavoro e di servizi di comunità il territorio muore; dall’altro, senza servizi essenziali di “cittadinanza” non ci saranno residenza, offerta di lavoro e la possibilità di costruire un progetto di sviluppo locale.
In tale direzione la Regione Sardegna sta attuando una propria Strategia Regionale Aree Interne (SRAI), in stretta complementarietà con la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI/ITI), basata sul coinvolgimento diretto dei territori e sulla loro capacità di auto-organizzazione e co-pianificazione, con il supporto della Regione, individuando propri drivers di sviluppo.

Le due strategie sono accomunate dall’assunto che le Aree Interne non sono necessariamente deboli, ma al contrario hanno un potenziale di ricchezze naturali, paesaggistiche e di saperi tradizionali significativo, che è in grado di determinare la ripresa economica locale e contribuire alla crescita competitiva dell'intero sistema regionale. L’individuazione dei territori pilota oggetto della SNAI è stata attuata in stretta collaborazione fra il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (DPS) e la Regione. Il processo di selezione delle aree ha individuato 2 aree pilota: l’Alta Marmilla, prima area destinataria, e il Gennargentu – Mandrolisai, nella quale la Regione Sardegna intende operare in seconda battuta, anche con il contributo di risorse ordinarie della regione (DGR 6/13 del 2015).
Il FSE in stretto raccordo con il FESR consentirà l’attuazione della Strategia Aree Interne attraverso il ricorso a specifici Accordi di Programma, o di avvisi pubblici a valenza territoriale, nelle aree interessate dalla SRAI o da altre strategie di sviluppo locale quali ad esempio il Piano straordinario di rilancio del Nuorese, con i seguenti obiettivi:

• tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti;
• promuovere la specificità naturale, culturale e del paesaggio;
• rilanciare lo sviluppo ed il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali non utilizzate;
• realizzare un miglioramento nei livelli di erogazione dei servizi fondamentali.