prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 26 giugno 2015

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La risposta delle Regioni e Province autonome alle Raccomandazioni 2014


La risposta delle Regioni e Province autonome alle Raccomandazioni 2014


Glossario:

Le Raccomandazioni ai sensi dell’articolo 121 par. 2 del TFUE sono quelle che il Consiglio dell’unione Europea adotta per definire gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell'Unione. Le Raccomandazioni ai sensi dell’articolo 148 par. 4 del TFUE sono invece quelle che il Consiglio dell’Unione Europea può rivolgere agli Stati membri, se lo considera opportuno sulla base dell’esame delle relazioni annuali sull'attuazione delle politiche in materia di occupazione che gli Stati membri trasmettono alla Commissione. Entrambe le raccomandazioni si inscrivono nell’ambito del semestre europeo e seguono la presentazione da parte degli Stati membri dei Programmi Nazionali di Riforma; esse riguardano “sfide strutturali che possono essere affrontate mediante investimenti pluriennali che ricadono direttamente nell’ambito di applicazione dei Fondi SIE”. 

 

Fonte: Artt. 121 e 148 del Trattato sul Funzionamento dell’UE; articolo 2 punto 35 del Regolamento (UE) n. 1303/2013 recante Disposizioni comuni sui Fondi SIE



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Dal 2011, con il passaggio dalla strategia di Lisbona a Europa 2020 e l'istituzione del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, il PNR, ai sensi della Legge 7 aprile 2011 n. 39, è confluito nel Documento di Economia e Finanza - DEF e ne costituisce la sezione III. A seguito della confluenza del PNR nel DEF la redazione del PNR è curata dal dipartimento del Tesoro, d'intesa con il dipartimento delle Politiche europee.

Il Programma Nazionale di riforma (PNR) è il documento che definisce annualmente gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla Strategia Europa 2020. Si tratta di un documento che ciascuno Stato membro presenta alla CE con cadenza annuale (nel mese di aprile) nel cui ambito sono indicati: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.

 

Fonte: Dipartimento Politiche Europee http://www.politicheeuropee.it/attivita/17522/programma-nazionale-di-riforma



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Anche se alcune delle Raccomandazioni 2014 insistevano su materie di competenza nazionale rispetto alle quali le amministrazioni regionali svolgono un ruolo di supporto, sono stati egualmente riportati interventi e informazioni col fine di dare conto degli impegni e delle attuazioni assunti a livello regionale; per altre CSR, invece, i contenuti elaborati hanno un rilievo di competenza più specificatamente regionale. Sul versante delle politiche di crescita, le Regioni hanno continuato nel percorso virtuoso basato sul principio del pareggio di bilancio; hanno sostentato i servizi pubblici locali; hanno continuato a promuovere con strumenti facilitatori ed innovativi l’accesso al credito per imprese e attività di auto-imprenditorialità. Hanno realizzato  interventi a favore della legalità con norme e misure anticorruzione e contro l’elusione fiscale. Particolare importanza è stata data alle misure per l’ampliamento e il mantenimento dell’occupazione in connessione ai processi di sviluppo economico.

Nello specifico si riporta di seguito un breve excursus di come l’attività normativa delle Regioni è intervenuta nei diversi ambiti su cui insistono le CSR 2014.

Per quanto riguarda la CSR 1 sedici Regioni hanno risposto a questa raccomandazione dichiarando di prevedere azioni che, in conformità al Patto di Stabilità Interno e nel rispetto dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità e Crescita europeo, hanno contribuito alla riduzione del debito pubblico verso il pareggio di bilancio (12 Regioni); inoltre, nell’ambito del più ampio obiettivo di riduzione della presenza pubblica nell’economia è stato favorito il processo delle privatizzazioni (4 Regioni) e/o alienazione di quote di società partecipate a soggetti privati; in ottica di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica le Regioni hanno cercato di evitare tagli lineari con interventi mirati nei singoli settori e contribuito quindi all’efficienza e al miglioramento della spesa pubblica, preservando spesa in ricerca, innovazione, istruzione e infrastrutture (11 Regioni), agendo anche in due settori specifici quello del trasporto pubblico locale (7 Regioni) e dell’edilizia pubblica (3 Regioni).

Con riferimento alla CSR 2, anche se si tratta di materie di prevalente competenza nazionale, le Regioni hanno avuto un ruolo di supporto che ha coniugato interventi di sostenibilità fiscale con le politiche di rilancio dell’occupazione e della crescita.  Le Regioni che hanno risposto, tredici in tutto, hanno programmato interventi nella direzione di promuovere la regolarità, la sicurezza e lo sviluppo economico, attraverso azioni volte alla lotta all’evasione fiscale (7 Regioni), riduzione e trasferimento del carico fiscale (7 Regioni), semplificazione degli adempimenti tributari (3 Regioni) e lotta al lavoro sommerso (2 Regioni).

Nell’ambito dei moniti indicati nella CSR 3, le Regioni che hanno risposto, diciotto in tutto, hanno dichiarato di aver intrapreso azioni rivolte a contribuire all’efficienza della pubblica amministrazione e della giustizia e a progressi nella gestione dei Fondi UE in combinato disposto con i processi di semplificazione normativa e amministrativa e di digitalizzazione della pubblica amministrazione e che rispondono al duplice obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione e creare un contesto più favorevole al consolidamento delle attività economiche. Tali iniziative sono da considerarsi in complementarietà con quanto indicato e riportato nella CRS 7 e nel Target 2. Nello specifico  le azioni regionali si sono concentrate su: ridefinizione degli assetti organizzativi (9 Regioni), valutazione della performance organizzativa della pubblica amministrazione (6 Regioni), coordinamento della normativa nazionale con i processi legislativi dell’UE (12 Regioni), miglioramento della gestione dei fondi UE (13 Regioni), promozione della trasparenza della pubblica amministrazione e contrasto alla corruzione-illegalità (13 Regioni) e miglioramento dell’efficienza della giustizia civile (4 Regioni).

La CSR 4 riguarda il settore bancario e il mercato dei capitali; a questa raccomandazione hanno risposto diciassette Regioni; nello specifico sono state individuate azioni volte all’erogazione di prestiti all’economia reale attraverso il potenziamento e il miglioramento del sistema delle garanzie attraverso strumenti di finanza innovativa (5 Regioni), un sistema di garanzie a favore delle PMI su portafogli bancari, nuovi canali di finanziamento non bancari volti all’utilizzo degli strumenti di finanza innovativa nel mercato dei capitali o in quello obbligazionario (15 Regioni), promozione dell’imprenditorialità intervenendo lungo tutta la filiera, con la finalità di creare un ecosistema favorevole alla nascita, allo sviluppo e al consolidamento delle imprese sui mercati nazionali e internazionali (15 Regioni).

Per quanto riguarda la CSR 5 la quasi totalità delle Regioni (venti in tutto) ha fornito risposte in merito a tale raccomandazione, indicando azioni che intervengono a favore dell’occupazione e dell’inclusione sociale in un contesto caratterizzato da una forte evoluzione del mercato del lavoro e dall’avvio del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei che pone grande rilievo agli obiettivi tematici in materia di lavoro e inclusione attiva. In particolare si tratta di attività volte allo sviluppo, consolidamento e salvaguardia dell’occupazione (15 Regioni); all’integrazione tra le politiche attive e le politiche passive (12 Regioni); all’implementazione, qualificazione e potenziamento dei servizi per il lavoro (12 Regioni), in linea con le priorità della programmazione 2014-2020 dei fondi SIE e delle novità introdotte dalla legge nazionale (Legge delega n. 183/2014, cd. Jobs Act); alla promozione dell’occupazione femminile (14 Regioni) e dell’occupazione giovanile (20 Regioni) attraverso la partecipazione delle Regioni come organismi intermedi all’attuazione del Piano nazionale Garanzia per i Giovani (PON YEI); all’inclusione sociale e alla lotta alla povertà (16 Regioni).

La CSR 6, alla quale hanno risposto quindici Regioni, è specifica sui temi afferenti l’istruzione e ricomprende le  attività volte a implementare la valutazione degli istituti scolastici, la qualità e il capitale umano (7 Regioni), concentrandosi su azioni di razionalizzazione e distribuzione territoriale dell’offerta formativa e di efficienza nell’impiego delle risorse umane, finanziarie e strumentali; rafforzare la formazione pratica, l’istruzione, la formazione professionale (12 Regioni) favorendo una maggiore correlazione con le imprese e il mondo del lavoro, e prevedendo interventi di formazione finalizzati a dare risposta ai fabbisogni provenienti dal mondo delle imprese; istituire il registro nazionale qualifiche (6 Regioni) a cui si collega l’istituzione del Repertorio regionale dei Titoli e delle Qualificazioni, che garantisce la correlabilità e spendibilità dei titoli e delle qualificazioni autorizzati delle Regioni anche a livello nazionale ed europeo; assicurare i finanziamenti alle Università per ricerca e innovazione (6 Regioni).

Con riferimento alla CSR 7, in materia di semplificazione e concorrenza, anche se si tratta di politiche di competenza nazionale, diciannove Regioni hanno risposto, indicando azioni che concorrono all’attuazione delle riforme nazionali: in particolare quelle sulla semplificazione normativa e amministrativa in favore di cittadini e imprese (Agenda sulla semplificazione 2015-2017), contribuendo a rimuovere gli ostacoli ancora esistenti allo sviluppo di un mercato libero e competitivo. Tutto ciò accompagnato anche da azioni mirate per rendere i servizi amministrativi più efficienti ed efficaci, attraverso processi di digitalizzazione e di razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi. Anche per questa CSR è opportuno considerare la complementarietà con le raccomandazioni 1 e 3. In particolare le azioni intraprese dalle Regioni afferiscono a: semplificazione per cittadini e imprese (8 Regioni), semplificazioni ambientali (7 Regioni), liberalizzazione delle professioni (1 Regione), apertura del mercato e competitività (11 Regioni), nonché di azioni rivolte al potenziamento dell’efficienza degli appalti pubblici (4 Regioni), alla razionalizzazione delle centrali d’acquisto (13 Regioni) e all’applicazione della normativa sugli affidamenti in house (2 Regioni).

Anche la CSR 8, che si riferisce ai temi del trasporto, dell’intermodalità e delle infrastrutture, riguarda prevalentemente politiche di competenza nazionale. Tuttavia le  Regioni che hanno risposto, quattordici in tutto, hanno indicato azioni che contribuiscono alla realizzazione delle politiche nazionali; esse sono state raggruppate in tre macro tipologie di intervento: una si riferisce ai rapporti istituzionali regionali con l’Autorità di Regolazione dei Trasporti-ART(3 Regioni); un’altra al settore dei trasporti con specifico riferimento al miglioramento infrastrutturale dell’intermodalità nei porti e interporti, che vede, tra l’altro, una prevalenza di interventi regionali su tale misura (12 Regioni); infine un’altra relativa al potenziamento delle infrastrutture energetiche (9 Regioni).