prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 22 settembre 2017

+T -T INTERVISTA

Didacta, Fedeli: “In una economia della conoscenza servono nuove e più forti competenze”

di Roberta Giangiorgi
Tecnostruttura - Settore Comunicazione

“Puntare sul capitale umano è responsabilità condivisa delle istituzioni, delle comunità educanti, delle famiglie, del mondo produttivo”. La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli punta sulla condivisione e il confronto per tracciare la via migliore a garantire un’adeguata preparazione alle nuove generazioni. Didacta Italia, oggi, offre quest’opportunità: rendere tutti partecipi di un dibattito fondamentale e irrimandabile.


Il mondo dell'istruzione si incontra in una tre giorni densa di appuntamenti nella Fiera Didacta, un evento che da oltre 60 anni si svolge in Germania. Quali sono le aspettative di questo confronto internazionale?

Fiera Didacta Italia è una scommessa, un'occasione importante che ha il nostro Paese per confrontarsi, sia a livello nazionale che internazionale, sull'innovazione della filiera del sapere, dell'istruzione e della formazione e sui cambiamenti necessari in questi settori per offrire opportunità di crescita su percorsi inediti alle nuove generazioni e all'intera comunità.

Siamo molto orgogliosi dell'apertura della Germania nei confronti dell'Italia, non era scontata. Grazie a questa prima edizione della Fiera abbiamo la possibilità di essere protagonisti attivi di un dibattito fondamentale e irrimandabile: Firenze ospiterà dal 27 settembre e per tre giorni 150 espositori italiani ed esteri, enti, associazioni, imprese. Saranno oltre 3.000 le docenti e i docenti che parteciperanno agli 85 workshop che approfondiranno temi come l'innovazione del modello educativo, la robotica o lo studio di nuovi arredi e tecnologie per i nostri istituti.

Sarà una manifestazione chiara di ciò che vuol dire oggi essere cittadine e cittadini europei che si ritrovano a riflettere su mutazioni in atto e prospettive future. Ma anche dell'importanza del rispetto delle specificità locali e territoriali, delle vie che ogni Paese può percorrere per essere competitivo e governare le trasformazioni che attraversano le nostre società puntando sul proprio capitale umano, che è - vale la pena ricordarlo - responsabilità condivisa delle istituzioni, delle comunità educanti, delle famiglie, del mondo produttivo.

 

Giovani e lavoro. Quali riforme si stanno attuando sul fronte dell'istruzione e della formazione per agevolare l'occupazione? Per qualificare nel modo migliore i giovani che vogliono entrare nel mercato del lavoro?

A partire dalla legge 107, e via via con una serie di interventi a corredo, per la prima volta in Italia è stata portata avanti una rivoluzione culturale che inizia nella scuola dell'infanzia e procede fino all'alta formazione: abbiamo messo al centro dell'interesse del Paese - e non soltanto del Ministero che rappresento - la necessità di innovare e qualificare i contenuti educativi e formativi delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.

Abbiamo fatto parlare scuola, università, mondo della ricerca e mondo del lavoro. Settori che fino al 2015 erano tenuti ben separati nella nostra società. Oggi non è più così. Perché in un'economia della conoscenza, come quella in cui viviamo, abbiamo compreso l'importanza di fornire nuove e più forti competenze alle nuove generazioni: conoscenze e strumenti che consentiranno loro di accedere al loro domani professionale in maniera adeguata, consapevole e responsabile. E di costruire condizioni di benessere diffuso ed eguale, in linea con gli obiettivi che ci siamo prefissati aderendo all'Agenda 2030 dell'Onu. Qualche titolo per avere contezza di ciò che dico: il Piano Nazionale Scuola Digitale, un miliardo di euro destinati a introdurre innovazione trasversalmente nel sistema d'istruzione. Innovazione che è nuova e aggiornata didattica, ma anche maggiore coinvolgimento, inclusione di ogni studentessa e di ogni studente.

L'Alternanza Scuola-Lavoro, un'esperienza formativa innovativa che coinvolge quest'anno 1,5 milioni di studentesse e studenti, che possono acquisire competenze diverse da quelle tradizionali e orientarsi al futuro. O ancora la revisione dell'istruzione tecnica e professionale che stiamo concretizzando attraverso l'attuazione del decreto della legge 107, approvato ad aprile. O la riflessione sulle lauree professionalizzanti e, infine, l'azione di ampliamento dell'offerta formativa e di contrasto al fenomeno dei Neet che stiamo portando avanti attraverso la creazione di laboratori territoriali per l'occupabilità. Non si tratta di interventi disconnessi. Si tratta di un cambiamento strutturale su approcci e contenuti cognitivi per le nuove generazioni.

 

Nell'ambito delle riforme del sistema educativo che il suo Ministero sta conducendo, quale valenza assume il dialogo istituzionale con le Regioni?

La corresponsabilità educativa è la chiave del successo del cambiamento in atto. Pensare che un'istituzione, quale può essere il Ministero, possa farsi garante da sola della concreta trasformazione del Paese a partire dalle nuove generazioni è quanto di più distante dal reale possa esistere.

C'è bisogno di tutte e di tutti per procedere con convinzione e con efficacia in questo percorso, ciascuno per il proprio ruolo e per la propria parte di competenza. L'obiettivo è comune e va perseguito insieme e in sinergia. E così sta avvenendo.

Sono molto soddisfatta del dialogo e del confronto franco che abbiamo instaurato e che sta dando importanti effetti, penso alla fondamentale collaborazione in campo in materia di edilizia scolastica, attraverso l'Osservatorio dedicato. Abbiamo fatto un salto culturale fondamentale e non si torna più indietro: il futuro del Paese è responsabilità di tutte e di tutti. E il futuro del Paese sono le nuove generazioni. L'investimento su di loro è un investimento sul domani.