prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 20 dicembre 2024

+T -T INTERVISTA

Dos Reis (UE): "Il FSE è lo strumento che mette le persone al centro"

Il Fondo sociale europeo si caratterizza da sempre come strumento chiave per lo sviluppo delle risorse umane, dalla passata programmazione all’attuale con il FSE+ ha rafforzato questo ruolo. Per conoscerne le caratteristiche e il potenziale abbiamo colloquiato con Adelina Moreira Dos Reis, dal 2017 Capo Unità responsabile per Italia, Danimarca e Svezia nella Direzione generale per l'Occupazione, gli Affari sociali e l'Inclusione della Commissione europea.


D. Come Capo Unità per il FSE per l’Italia ha avuto modo di seguire le fasi più delicate della Programmazione 2014-2020, così come il negoziato per i Programmi 2021-2027 di cui segue costantemente gli sviluppi. Qual è la sua valutazione sull’andamento complessivo delle politiche per le persone con il sostegno del FSE prima e poi del FSE + in Italia?

R. Il FSE in Italia ha conseguito importanti risultati, aumentando le possibilità di occupazione dei giovani, favorendo l’integrazione sociale, promuovendo l’acquisizione di competenze. Il numero dei partecipanti alle iniziative - oltre 13 milioni al 31.12.2022 (tenendo presente in ogni caso che una persona può partecipare a più iniziative) - è stato rilevante, con numeri elevati per gruppi specifici, come i giovani (oltre 7 milioni di partecipanti sotto i 25 anni, considerando anche l’Iniziativa per l’Occupazione Giovanile), i disoccupati di lunga durata (quasi 1 milione e mezzo) e i migranti, le persone con origine straniera e le minoranze (oltre 1 milione).

Tutto questo durante un ciclo di programmazione sicuramente anomalo, caratterizzato da eventi esterni eccezionali, la pandemia prima e l’aggressione militare della Russia all’Ucraina in seguito, che hanno esteso l’ambito di intervento tradizionale del FSE al fine di aiutare gli Stati membri a fronteggiare queste emergenze. La valutazione è positiva quindi.

Ci sono sicuramente aspetti migliorabili, per una maggiore efficienza ed efficacia degli interventi. Esistono margini significativi di potenziamento, per esempio, nel coordinamento tra programmi, così come nella capacità amministrativa in alcune realtà. Mi attendo che l’attuazione del FSE+ proceda anche lungo queste direzioni, per realizzare la serie d’interventi previsti nei programmi adottati ed avere un impatto ancora maggiore sulle opportunità occupazionali, d’inclusione e di formazione dei cittadini.

 



D. Quali sono le attese della Commissione con riguardo al Riesame intermedio dei Programmi? Quali opportunità possono cogliere le amministrazioni titolari di Programma nello svolgere questo esercizio?

R. Il riesame intermedio rappresenta un’opportunità di “fare il punto” sull’attuazione del FSE+ al termine dell’anno mediano per gli impegni di bilancio, e ci attendiamo questa opportunità sia colta dalle amministrazioni titolari dei programmi, sviluppando una analisi che tenga conto dei diversi elementi previsti dal regolamento.

Non ci attendiamo tuttavia che da tali analisi scaturiscano necessariamente richieste di modifica di programma, né, ove vi siano richieste, cambiamenti radicali, anche in considerazione del fatto che la gran parte dei programmi non sono ancora a regime, a seguito della loro adozione solo nella seconda metà del 2022 e di una partenza non veloce di molti di essi. Ricordo che sono possibili modifiche di programma anche successivamente, nel rispetto naturalmente delle prescrizioni regolamentari.

 

 

D. Le competenze delle persone sono decisive tanto per un’Europa basata sull’innovazione che voglia cogliere le sfide della competitività in un nuovo contesto globale, quanto, allo stesso tempo, sono alla base del Piastro europeo dei diritti sociali e dunque della dimensione più sociale dell’Europa. A suo giudizio il FSE, con i suoi (quasi) 70 anni di storia è ancora uno strumento chiave per il sostegno delle politiche per i giovani, i lavoratori, le donne, i disoccupati, le imprese?

R. Decisamente sì, il FSE è e resta il riferimento in questi ambiti e rimane il principale strumento che mette le persone al centro. Nonostante l’età non più verde, mantiene uno spirito “giovanile”, che ha mostrato indubbiamente attraverso la sua capacità di adattamento: ha saputo intervenire, nella programmazione 2014-2020, in ambiti e in situazioni di crisi assolutamente non previste all’inizio della programmazione, come la pandemia e le conseguenze dell’aggressione militare della Russia in Ucraina, sostenendo i cittadini europei rispetto a queste avversità e non perdendo di vista la sua missione.

Il quadro regolamentare 2021-2027 prevede già meccanismi per far fronte a eventuali nuove situazioni problematiche, e la recente proposta della Commissione di “Restore” si inserisce in questo quadro. La struttura e lo spirito del FSE rendono il fondo pronto a contribuire alle nuove sfide, come le transizioni verde e digitale, e gli importi previsti dai programmi e i dati attuativi ne confermano l’attualità e le potenzialità.