prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 18 giugno 2021

+T -T FOCUS PNR - Competitività

Il sistema imprenditoriale delle Regioni verso una nuova competitività

di Pamela Ciavoni
Tecnostruttura - Settore Lavoro

Le analisi della Commissione europea degli ultimi anni hanno descritto uno scenario complesso per il nostro Paese: squilibri macroeconomici, elevato debito pubblico, prolungata debolezza della dinamica della produttività.

11 marzo 2020: l'Organizzazione mondiale della sanità ha ufficialmente dichiarato l'epidemia di Covid-19, che ha ulteriormente messo a dura prova l’attività delle imprese. Chiusura forzata di molte attività, riduzione della mobilità, distanziamento interpersonale, cambiamenti indotti nelle abitudini di consumo, sono tutti fattori che hanno portato a perdite generalizzate di fatturato per il mondo produttivo.

Questo il contesto entro cui le Regioni e Province autonome sono state chiamate nell’ultimo anno a mettere in campo robuste azioni per sostenere le proprie imprese verso nuovi scenari di sviluppo e di crescita, soprattutto una crescita sostenibile come auspicato dall’Europa, integrandovi la transizione verde, la transizione verso un’economia circolare, la trasformazione digitale e traendo dalla crisi tutti gli insegnamenti possibili. In primis, la sfida posta dall’emergenza sanitaria ha mostrato la capacità delle Regioni di mobilitare i sistemi territoriali di ricerca ed innovazione, le imprese ed i laboratori, nello studio e nella sperimentazione di soluzioni innovative per il contrasto all’epidemia da Covid-19, con lo scopo di ridurre la durata della fase di lockdown e rilanciare l’economia regionale con piani di ripartenza e di recupero progressivo della piena attività delle attività produttive ed economiche.

È su questo piano che si è giocata la sfida verso una nuova competitività: nella capacità delle istituzioni del territorio di cogliere gli aspetti di vulnerabilità dei propri tessuti imprenditoriali e incoraggiarli verso nuove soluzioni di digital marketing, verso nuovi mercati, verso soluzioni ecosostenibili. I settori tradizionali dell’economia italiana come l’agricoltura, l’allevamento, la pesca, la manifattura, sono stati al centro di tale processo di rinnovamento, insieme alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali ai fini della loro fruibilità in chiave turistica e verso la promozione e lo sviluppo di servizi avanzati. Ma competitività ha significato, in chiave europea, anche strategie regionali di adattamento ai cambiamenti climatici e infrastrutture verdi per implementare la resilienza dei sistemi socio economici, rinnovamento e innovazione delle attrezzature e degli ambienti in chiave di salute, sicurezza e igiene. Le leve dell’innovazione e della digitalizzazione hanno fatto da substrato a tale processo: modernizzazione dei settori produttivi, avanzamento tecnologico, innovazione produttiva, start up, ricerca scientifica, smart specialization strategy, sono solo alcune delle parole chiave più ricorrenti nella Misura del Piano nazionale di Riforma dedicata alla crescita del tessuto imprenditoriale.

Fin qui una rapida panoramica di quanto dimostrato dalle Regioni e Province autonome in termini di policy, accompagnamento e sostegno finanziario alle imprese, con lo sguardo rivolto alle raccomandazioni europee e con l’urgenza di rimettere in moto l’economia dei territori così gravemente colpita da una crisi senza precedenti dopo l’ultima guerra.

E per il futuro? Quali insegnamenti trarre e quali le buone pratiche da incrementare? L’esperienza del contributo al Piano Nazionale di Riforma, che ha seguito come sempre le direttrici strategiche indicate dall’Europa, ha dimostrato ancora di più quest’anno che per restare competitive sul mercato le imprese dovranno essere capaci in futuro di adattarsi sempre di più ai nuovi scenari, anche effettuando nuovi investimenti e modificando il proprio modello di business. Altro elemento chiave verso una nuova competitività sono state e saranno la capacità di innovazione e la maturità digitale, insieme alla presenza stabile sui mercati esteri, alla qualità del capitale umano e alle collaborazioni produttive. Ma c’è qualcosa di più su cui scommettere e la risposta vincente si trova dentro una delle sottomisure del PNR, quella dedicata al partenariato tra pubblico e privato. La crisi attuale ha chiaramente dimostrato che è necessario rafforzare la cooperazione tra scienza e industria, portare sul mercato i risultati della ricerca, muovendo ad esempio dalla forza dell'Italia nel settore della ricerca e dell'industria medica. Tanti sono stati nell’ultimo anno gli accordi di collaborazione con le Università, i centri di ricerca, i distretti tecnologici, i laboratori pubblico-privati, i Poli di innovazione. Si è puntato fortemente in campo sanitario sul potenziamento delle infrastrutture per la ricerca e l'innovazione, un driver fondamentale per promuovere la capacità di sviluppare l'eccellenza nella Ricerca e Innovazione e di competere nell’economia della conoscenza a livello europeo.

Tutto questo deve far riflettere ancora di più su quanto ci chiede l’Europa, di essere ancora più intelligenti. Le nostre imprese, soprattutto le piccole e medie imprese dell’Obiettivo tematico 3 dell’Accordo di partenariato, hanno l’assoluta necessità di essere inserite in reti di collaborazione con il mondo scientifico e di poter fruire su larga scala delle tecnologie digitali avanzate (le c.d. tecnologie 4.0). Diversi studi indicano, per esempio, la transizione tecnologica come via per la transizione green nei nuovi scenari della competitività e sottolineano come sia “indispensabile colmare l’enorme distanza che ancora oggi divide l’ecosistema della ricerca pubblica da quello dell’innovazione industriale, con politiche di co-generazione della conoscenza tra mondo delle università e delle imprese che abbiano obiettivi chiari e misurabili e prevedano una governance integrata tra tutti i soggetti coinvolti” (cfr. “Innovazione e resilienza: i percorsi dell’industria italiana nel mondo che cambia”, Confindustria, 2020).

L’occasione da cogliere oggi per arrivare a questo obiettivo si chiama fase di Recovery. Il Piano italiano di ripresa e resilienza ha nelle due missioni “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” e “Rivoluzione verde e transizione ecologica” la destinazione della maggior parte delle risorse, che dovranno necessariamente vedere coinvolte le imprese e il mondo scientifico verso nuovi scenari di cooperazione. Allo stesso modo Università e scuole dovrebbero programmare insieme alle aziende percorsi di formazione adatti al nuovo ecosistema digitale, per la crescita del capitale umano come ulteriore dimensione strategica per incrementare la competitività.

Se finora si è parlato delle necessità del mondo produttivo, l’altra faccia della medaglia è la necessità di poter contare sulla capacità della macchina amministrativa di esercitare un’efficace programmazione e un’efficiente gestione delle misure del Piano. La collaborazione qui dovrà essere tra le istituzioni, tra il centro e la periferia, per una condivisione dei singoli progetti sottostanti a ciascuna “missione” del PNRR. Si apre quindi una fase nuova, in cui ci si augura di lasciare alle spalle uno dei momenti più bui della storia del nostro Paese verso la consapevolezza che la ripartenza, così come il superamento della crisi, si dovrà fondare sull’unione delle migliori forze del Paese.