prima pagina indice del numero stampa questa pagina esporta in pdf Quaderno del 18 giugno 2021

+T -T FOCUS PNR - Accesso Al Credito

Il ruolo delle politiche di accesso al credito per le PMI durante la crisi pandemica

di Rita Arcese
Tecnostruttura - Settore Lavoro

Da tempo l'Italia sostiene con forza, anche alla luce delle indicazioni fornite dall'Europa nelle Raccomandazioni annuali, le politiche per l'accesso al credito. Queste, infatti, rappresentano una delle migliori strategie per rafforzare le PMI e contenere, al contempo, le conseguenze negative derivanti da eventuali fenomeni recessivi. Va ricordato, infatti, come il sistema produttivo italiano sia caratterizzato dalla presenza consistente di imprese di piccole e medie dimensioni che se, da un lato, hanno il vantaggio di avere un maggiore grado di flessibilità e di adattamento di fronte al verificarsi di eventi imprevisti, dall'altro, scontano - specie in momenti di crisi - rischi maggiori, derivanti soprattutto dalla scarsa capitalizzazione, che possono mettere in difficoltà  in alcuni casi la permanenza stessa sul mercato.

Nell'ultimo decennio la duplice recessione che ha colpito l'economia italiana nel 2008-2009 e nel 2011-2012 ha, tuttavia, innescato un processo di selezione e di ristrutturazione delle PMI, che le ha rese di fatto più solide da un punto di vista finanziario e patrimoniale. Tale risultato è stato determinato grazie soprattutto alle policy pubbliche messe in campo per sostenere l'espansione dell'attività produttiva, che hanno favorito la diversificazione delle fonti di finanziamento, il maggiore ricorso ai mercati finanziari (sia azionari sia obbligazionari) nonché il rafforzamento del patrimonio con l'introduzione di misure di incentivazione fiscale per il reinvestimento degli utili e per le quotazioni sul mercato azionario. Parimenti si è avuta una riduzione degli oneri finanziari, in considerazione della politica monetaria fortemente espansiva della Banca centrale europea e dei bassi tassi di interesse.

In tale scenario, l'emergenza sanitaria, che da ultimo ha investito anche il nostro Paese, ha avuto implicazioni economiche senza precedenti in termini sia di portata, colpendo in maniera simultanea il lato della domanda e il lato dell’offerta, sia di intensità. L'impatto delle misure di contenimento progressivamente più restrittive dell'epidemia, unite al calo della domanda nazionale ed estera, ha prodotto, infatti, conseguenze severe sul sistema produttivo i cui effetti si vedranno compiutamente nei prossimi mesi.
Si è registrata, in primo luogo, una crisi della liquidità, derivante dal crollo dei fatturati, che ha riguardato oltre la metà delle imprese, con settori che sono risultati più investiti di altri. Caratteristica principale di questa crisi è stata infatti la sua natura fortemente asimmetrica, a livello sia settoriale sia territoriale, che ha visto gli impatti negativi concentrarsi maggiormente sulle imprese operanti nella filiera turistica, nella ristorazione, nella logistica e nei trasporti presenti soprattutto nel Mezzogiorno. Inoltre, vi è stata per ampi segmenti del sistema produttivo una modifica delle strategie di finanziamento che si è tradotta nello spostamento del ricorso dall'autofinanziamento al finanziamento esterno e, in primis, al credito bancario e al credito commerciale, quest'ultimo prima diffuso soprattutto nelle classi dimensionali delle medie e grandi imprese, proprio in conseguenza della necessità di reperire in tempi rapidi nuove risorse.
Tale tendenza conferma, peraltro, il ruolo centrale del sistema bancario che diviene, nonostante l'intervento pubblico, inevitabilmente più esposto alla situazione di criticità che attraversa l'economia reale.

In tale scenario, sono stati messi in campo interventi e risorse senza precedenti da parte di Stato e Regioni, per sostenere, in una prima fase, famiglie ed imprese durante la pandemia con la finalità di contenere le conseguenze su occupazione ed investimenti e porre, al contempo, le basi per un rapido rilancio dell'economia in una fase successiva. Ciò soprattutto attraverso un forte sostegno alla liquidità, con la previsione di una moratoria sui debiti e un di consistente piano di garanzie pubbliche nonché con l'attivazione di politiche di tutela del reddito dei lavoratori.

Sul fronte regionale, gli interventi adottati a favore delle PMI sono stati caratterizzati da una elevata tempestività ed incisività oltre che da stanziamenti ingenti che hanno comportato una massiccia riallocazione di risorse, con la conseguente riprogrammazione dei Programmi operativi dei Fondi SIE 2014-2020. Si tratta di misure - spesso inserite all'interno di Piani socio-economici complessi o leggi per disciplinare azioni integrate - che si pongono in stretta coerenza con quelle individuate a livello nazionale sotto il profilo sia dell'accesso al credito sia della competitività, caratterizzate dall'introduzione di meccanismi di semplificazione procedurale, dall'ampliamento della platea dei soggetti destinatari nonché da un aumento della componente a fondo perduto. Si fa riferimento, in primo luogo, al rafforzamento del sistema delle garanzie con l'istituzione e l'implementazione delle Sezioni speciali del Fondo centrale di garanzia per le PMI (FCG), dei fondi di garanzia rischi sia regionali sia gestiti dai confidi, di specifici Fondi di Fondi. Inoltre, si sottolinea un diffuso rifinanziamento e una semplificazione degli strumenti già operativi sui territori, con una preminente focalizzazione degli interventi a favore di quei settori maggiormente colpiti dalla crisi quali il turismo, la ristorazione, l’artigianato e il commercio al dettaglio, lo spettacolo e le attività culturali, di cui si rinvia alla CSR 3 del PNR 2021 per un'analisi più puntuale delle misure.

D'altro canto, l'eccezionalità della crisi, i cui effetti hanno coinvolto l'economia mondiale, ha spinto l'Unione Europea fin da subito a formulare una risposta coordinata a livello internazionale degli interventi. Si richiama, a tal proposito, l'adozione a marzo 2020 del Quadro di riferimento temporaneo degli aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale quadro di emergenza Covid-19, con la finalità di consentire agli Stati membri di adottare misure di sostegno al tessuto economico più flessibili e in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; il programma temporaneo per l'acquisto di titoli del settore privato e pubblico della Banca Centrale Europea, per mantenere la liquidità del settore finanziario; le misure di flessibilità per i fondi strutturali; la sospensione del patto di stabilità nonché il Programma Next Generation EU con uno straordinario appostamento di risorse dedicate sia al rilancio delle economie europee in una prima fase sia ad interventi più strutturali quali investimenti e riforme in una prospettiva di medio termine (2021-2026).

Con la riapertura delle attività grazie al miglioramento della situazione pandemica, si rilevano già i primi segnali di una ripresa economica e le stime effettuate sulla crescita sembrano positive. Al fine di non disperdere l'efficacia delle azioni intraprese in questa difficile fase congiunturale in cui permangono significativi elementi di incertezza, Governo e Regioni sono ben consapevoli che sarà necessario favorire la ripartenza agendo in una duplice direzione. Da un lato, attraverso, il prolungamento e comunque la revisione graduale e in un'ottica selettiva delle misure per il settore produttivo e, dall'altro, mediante un'adeguata definizione delle scelte di programmazione europea 2021-2027 e l'attuazione in maniera efficace e tempestiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) investendo correttamente le ingenti risorse provenienti dall'Europa nell'ambito delle due direttrici indicate della digitalizzazione delle imprese e dell'economia sostenibile. Si tratta di una straordinaria e irripetibile occasione per l'Italia e per il settore produttivo italiano di innovarsi e ristrutturarsi nell'ottica della costruzione di un sistema più digitale e più sostenibile, in grado di creare valore ed accrescere la produttività del Paese.