Quaderno 27 settembre 2018
Esperienze
Il reinserimento nella vita sociale dei detenuti, la buona prassi della Regione Umbria
Premessa
di Serenella Tasselli
Regione Umbria - Responsabile Sezione: Inclusione sociale, Contrasto alle povertà e Anziani
La Regione Umbria, in linea con le Raccomandazioni e Risoluzioni europee e gli Accordi in Conferenza Stato-Regioni, ha promosso un processo di cambiamento culturale nei confronti della tematica dell’esecuzione penale contribuendo a garantire uno dei più alti principi di civiltà contenuti nella Costituzione italiana quale è “l’umanizzazione della pena”.
Le politiche regionali, da sempre, hanno indirizzato la programmazione di settore verso la costruzione di un sistema stabile di governance nell’ambito dell’esecuzione penale, definendo modalità di confronto costanti tra le amministrazioni che, a vario titolo, sono impegnate nella promozione di percorsi di inclusione sociale attraverso i lavori del Tavolo della Governance (sanità, sociale, lavoro, formazione, scuola, pari opportunità) sull’Inclusione socio lavorativa delle persone in esecuzione penale.
Il sostegno al percorso di inclusione sociale e lavorativa (unitamente all’adozione di modelli di vita socialmente accettabili), svolge un ruolo primario nel percorso di reinserimento alla vita sociale dei detenuti, diventando un elemento qualificante del percorso rieducativo e del recupero sociale delle persone sottoposte ad esecuzione penale. Il riconoscimento di tale diritto viene, inoltre, stimato come fattore significativo in ordine alla riduzione della reiterazione del reato, che si abbatte dal 70% al 18% nei due anni successivi al termine della pena.
Le scelte politiche che hanno ispirato e supportato la programmazione delle risorse regionali, nazionali e comunitarie, destinate all’Inclusione sociale e al contrasto alle povertà, sono state indirizzate alla creazione di un progetto di vita che consenta alle persone sottoposte ad esecuzione penale una reale integrazione nella società.
La Regione Umbria ha tradotto tutto questo in un intervento specifico all’interno della nuova programmazione FSE 2014/2020.
La prima misura programmata dalla Regione nell’ambito POR FSE è stata proprio quella dell’inclusione socio-lavorativa delle persone in esecuzione penale esterna, con particolare attenzione ai minori che commettono reato.
Una scelta politica coraggiosa, in un momento storico in cui aumentano le disuguaglianze e le forme di discriminazione anche tra le diverse forme di povertà. Un segno di attenzione verso una delle fasce più deboli della società, che rischiano di essere ancor più emarginate se lasciate sole e senza speranza.
Uno degli obbiettivi posti dalla Regione Umbria coincide con lo sviluppo del progetto per la realizzazione del Centro Regionale di Mediazione Penale.