Pubblicazioni - Quaderno del 28 dicembre 2016

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50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2016

di Censis, FrancoAngeli, 2016

È un’Italia ferma che non investe quella tratteggiata nel 50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2016 redatto dal Censis. È un Paese che va avanti grazie ai risparmi del passato, ma che non spende per paura. È un Paese, però, che sta attraversando una fase di debole ripresa.
I giovani in questo quadro generale non hanno pressoché nulla: le famiglie con persone di riferimento che hanno meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% rispetto alla media della popolazione e una ricchezza inferiore del 41,1%. Mentre la ricchezza degli anziani è superiore dell'84,7% rispetto ai livelli del '91. Ma non serve a rimettere in moto il Paese: l'incidenza degli investimenti sul Pil è scesa al 16,6% nel 2015, contro una media europea del 19,5% ma soprattutto il 21,5% della Francia e il 19,9% della Germania e anche il 19,7% della Spagna.
Sul fronte del lavoro i giovani non trovano ancora soluzioni stabili. E' l'Italia del sommerso "post terziario", del danaro messo da parte ma non investito, dei "lavoretti" a bassa produttività che incidono poco o pochissimo sulla crescita del Paese. A fronte di 431.000 lavoratori in più infatti tra il primo trimestre del 2015 e il secondo del 2016, il Pil è aumentato di 3,9 miliardi di euro, lo 0,9% in più. Se la produttività, già bassa, fosse rimasta costante, secondo il Censis, la nuova occupazione si sarebbe dovuta tradurre in una crescita dell'1,8%. È questa la condizione dei Millennials, imprigionati tra "l'area delle professioni non qualificate" e "il mercato dei lavoretti", nel complesso "il limbo del lavoro quasi regolare".
Ma il problema non è solo dei giovani: in generale diminuiscono le "figure intermedie esecutive" e crescono le professioni non qualificate (più 9,6% tra il 2011 e il 2015) e gli addetti alle vendite e ai servizi personali (più 7,5%). Si riduce anche il numero di operai, artigiani, agricoltori, il lavoro costa meno ma questa riduzione non favorisce la domanda, anche per via della crisi del settore pubblico.
Per i Paesi esteri che pensano di investire da noi, il nostro Paese è ancora penalizzato dal basso di livello di flessibilità del mercato del lavoro, ma non mancano i fattori positivi tra cui spicca la qualità delle risorse umane.

Per saperne di più consulta il sito Censis

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