News dall'Europa - Quaderno del 22 dicembre 2015
News dall'Europa
Il Piano di investimenti per l'Europa: un catalizzatore per gli investimenti privati e pubblici
di Emilio Dalmonte
Direttore f.f. Della Rappresentanza In Italia Della Commissione Europea
L’Italia ha già pronta una piattaforma di progetti incentrati su infrastrutture, banda larga, energia, piccole e medie imprese, che potranno essere ammissibili al fondo EFSI. È questo il risultato emerso da un recente convegno sul Piano di investimenti per l'Europa che si è tenuto presso la Rappresentanza in Italia della Commissione europea lo scorso novembre e al quale ho invitato i principali responsabili a livello istituzionale e finanziario della Banca europea per gli Investimenti, della Cassa Depositi e Prestiti, dell'Associazione Bancaria Italiana e del Ministero dell'Economia, solo per citarne alcuni. È stato un utile - e necessario - momento di riflessione che ci ha consentito di approfondire il quadro generale di funzionamento del Piano Juncker e alcune tematiche connesse, come il PPP e i Fondi Strutturali, determinanti per la sua piena implementazione. La nostra Rappresentanza è chiamata a essere punto di contatto in Italia per la comunicazione del Piano Juncker e sarà quindi impegnata a sviluppare un'articolata attività di promozione.
Punto di partenza fondamentale è la necessità di una sempre maggiore semplificazione amministrativa. Sul fronte delle procedure, il Governo ha cercato di semplificare il percorso che porta all’attivazione degli investimenti, come ha ricordato il Sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti. Alcune innovazioni in attuazione della delega PA, come la nuova conferenza di servizi e il codice standardizzato delle procedure, consentiranno di ottenere una riduzione dei tempi di attuazione di circa il 60 per cento. Interventi che arriveranno a breve: entro febbraio, infatti, il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare i decreti attuativi della delega.
Il decollo del Fondo europeo per gli investimenti Strategici EFSI è indubbiamente legato al lavoro che sta svolgendo la Banca europea per gli investimenti. Lo ha sottolineato l'intervento di Francesco Pettenati, Consigliere del Vicepresidente Scannapieco. La BEI ha cominciato a costituire un portafoglio di progetti e ha già approvato finanziamenti per circa 3,5 miliardi concentrandosi - sino ad ora - su progetti energetici. Tutti i progetti dovranno presentare profili di rischio particolarmente elevati che giustifichino l’intervento delle garanzie pubbliche.
Strategico il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, rappresentata da Bernardo Bini Smaghi. La CdP ha messo sul piatto otto miliardi di euro per contribuire con risorse nazionali, che non saranno calcolate come debito pubblico. Verranno attivate piattaforme nazionali a disposizione delle imprese, necessarie per potenziare e supportare a livello tecnico le attività. In questo campo, la CdP ha firmato con la BEI un accordo per sostenere i progetti sotto il profilo tecnico.
Resta cruciale il ruolo delle banche e la fattibilità degli interventi. Pierfrancesco Gaggi, responsabile del servizio relazioni internazionali dell’Associazione Bancaria Italiana, ha detto che si guarderà a quei settori che presenteranno progetti con i migliori criteri di fattibilità. Il Piano Juncker intercetterà un quadro macroeconomico di ripresa, dopo che negli ultimi anni il credito è stato fornito prevalentemente nell'ambito di rinegoziazione di debiti precedenti. Adesso assistiamo a una nuova progettualità, anche grazie a tassi di interesse ai minimi storici. Le banche ordinarie avranno quindi un ruolo complementare rispetto a quello giocato dalla BEI e dalla CdP.
A fare il punto sul lavoro del Governo è stato Stefano Scalera, consigliere del Ministero dell’Economia. Il piano avanza veloce, non è fermo come dice qualcuno. I paesi, compresa l’Italia, stanno presentando i loro progetti, mentre la BEI sta preparando il terreno alla struttura dell’EFSI, che è in fase di completamento. Per questo il Governo ha già pronti alcuni progetti di grandi dimensioni che usufruiranno dello schema di garanzie. Si sta lavorando prevalentemente su energia, infrastrutture, trasporti, digitale e PMI. Anche se, come ha sottolineato Alessandro Porzio dell’Agenzia per la Coesione territoriale, le risorse dovranno essere addizionali rispetto alla spesa ordinaria dello Stato e non sostitutive, per non correre il rischio di minimizzarne l'effetto.
Nel corso dell’evento sono emersi anche ulteriori elementi operativi sul funzionamento del Piano Juncker. L’accesso alle garanzie sarà aperto sia a imprese che a soggetti pubblici, enti locali inclusi. Per questi ultimi, però, è raccomandato l’utilizzo di società partecipate per accedere ai plafond dedicati ai progetti di piccolo cabotaggio. Le tipologie di interventi ammessi saranno essenzialmente tre. Innanzitutto le garanzie per interventi a rischiosità maggiore: l’EFSI in questo senso compenserà il grado di rischio, rendendo le operazioni finanziariamente sostenibili. Inoltre saranno previsti prestiti subordinati, una categoria di prestiti a elevato grado di rischio. Infine, ci sarà una quota di operazioni dedicate all’equity. La partecipazione a tutti questi strumenti è principalmente riservata ai soggetti privati e, in particolare, alle imprese, non ci saranno restrizioni per enti del settore pubblico: potranno partecipare alle operazioni, purché non ci siano contributi diretti dello Stato che potrebbero configurare un aiuto secondo le regole dell'Unione europea.
La sfida adesso sarà mettere in moto questo meccanismo, implementare le procedure e concentrare le energie sull'obiettivo finale: attrarre investimenti per il sistema Italia e rafforzare il quadro europeo degli interventi finanziari.
Ascolta le puntate di "22 minuti" la trasmissione radiofonica curata dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
In collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea
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